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PER FRANCESCO: prova con l’esposizione della relatività contenuta in «L’universo elegante…» di Brian Greene: se è riuscita a far capire la faccenda a me può riuscirci con chiunque!
Tutti sanno che Einstein ha fatto qualcosa di sorprendente, ma pochi sanno che cosa abbia fatto esattamente. Così attacca la relatività Bertrand Russell, nel suo ABC E continua mettendo in luce come le nuove concezioni sono avviluppate nel tecnicismo dei termini matematici. Tutto vero, tutto giusto, tutto, in qualche senso, previsto. Molto meno previsto invece è lo sforzo che Russell fa per parlarci di relatività saltando a piè pari (e con quanta agilità!) il tecnicismo matematico: qualche disegno e un numero limitatissimo di formule sono tutto quello che ne rimane. Quello che rimane al lettore, invece, è il senso di una rivoluzione scientifica raccontata con le immagini e le metafore della vita di tutti i giorni, senza rinunciare mai al rigore del grande, grandissimo pensatore di scienza. Il tono piano e pacato permette a Russell di porre, senza forzature, questioni che il lettore non sarebbe in grado di porsi da solo, facendole sembrare naturali e ovvie. Ed è proprio qui il segreto e la forza del libro: L’ABC della relatività fa provare il sapore di quella che i matematici chiamano banalità. Un risultato banale non è, di per sé, semplice, scontato, poco significativo, ma piuttosto è ovvia e naturale conseguenza del ragionamento che si sta portando avanti. Con questa lucidità, Bertrand Russell sviscera la teoria einsteniana della relatività, e lo fa nel 1925, vale a dire un attimo dopo che Einstein l’ebbe concepita.
Non dare il massimo dei voti ad un libro di Russell sembra quasi un delitto. Nonostante abbia letto altre esposizioni divulgative della relatività (vedi per tutti i libri di Paul Davies per esempio) questo testo non mi ha rinfrescato la memoria. Piuttosto mi ha sollevato qualche dubbio. In particolare neanche Russell è riuscito a farmi capire il concetto di simultaneità relativa in diversi sistemi inerziali di riferimento. Certo non è facile spiegare le scoperte che hanno reso famoso Einstein, tanto meno farli capire a me! Ma da Russell mi aspettavo un po’ di più.