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E’ un autore che o si ama o si odia. Conosco molti fan di Saramago ma io ho capito che faccio parte della seconda categoria. Si fa una fatica immane a leggere questo libro. Periodi lunghissimi, virgole in quantità industriale, una trama precisa non c’è. Troppo farraginoso per i miei gusti. Do un voto «neutro» perchè non mi permetto di stroncare un romanzo definito capolavoro da molti lettori. Semplicemente credo di avere gusti diversi.
E’ difficile stilare una classifica della produzione del maestro Saramago, ma ritengo questo romanzo uno dei suo migliori in assoluto. L’incipit è qualcosa di magnifico. Mi sono innamorato di Lisbona leggendo questo libro. Quando ci sono stato, ho ritrovato così familiari le strade e i luoghi in cui hanno vissuto e si sono mossi i personaggi del romanzo. Qui c’è tutto il Saramago più vero e profondo. Il finale, poi, è da brividi sulla pelle.
Struggente parabola antimilitarista. Attraverso il decadimento fisico e morale di Ricardo Reis, uno degli «eponimi» di Fernando Pessoa, con la solita maestria creativa Josè Saramago ci fa rivivere la spirale discendente di un’Europa che nell’anno 1936 si avvia verso la follia della guerra. Malinconico fino al parossismo, quasi straziante nella ricostruzione di un uomo e, attraverso di esso, di un momento storico che contiene già in se i semi del male che di lì a poco si sarebbe impadronito dell’Europa e del mondo intero. Lo stile di Saramago, questa sorta di ammaliante concinnitas in salsa portoghese, così atipica nel suo totale dispregio delle regole basilari della punteggiatura, con quella prosa fluente e così piena e compatta, avvolge il lettore e lo spinge a restare attaccato al libro, ad accompagnare la lenta e inesorabile discesa negli inferi di uno dei personaggi più inquietanti nati dalla geniale penna di Saramago. Indimenticabile!
Lisbona, 1935. Muore Fernando Pessoa. Ricardo Reis, poeta ellenista e monarchico emigrato in Brasile, nonchè uno degli eteronimi di Pessoa, ritorna in Portogallo per rendere omaggio alla tomba del suo creatore. E’ questa l’idea che fà da motore al romanzo di Saramago. Reis trascorrerà il suo ultimo anno di vita aggirandosi per Lisbona come uno spettro, sconfitto. L’antica musa Lidia ha il corpo di una cameriera d’albergo, con la quale instaura una triste relazione priva di amore. Marcenda, giovane donna di Coimbra di cui è invece innamorato, lo respinge. Al protagonista non resta che osservare dalla sua grigia stanza lo spettacolo di un mondo che va incontro alla dittatura.