|
Come tutti i romanzi di questo A. vieni preso fin dalla prima pagina da una prosa chiara ed emozionante. Non c’è niente da fare, i personaggi nascono e vivono come per incanto, tutto ti sembra vicino anche se ti senti molto lontano da alcune credenze e da alcune ritualità: emerge prepotente l’umanità degli uomini e dei loro riti! Sarebbe facile fare cenni allegorici sul malinconico, piccolo uomo Jacob Daw, che sembra sconfitto ma in realtà è colui che narra questa umanità con la poesia dei sentimenti più delicati ed eterni. Davita non può che seguire evolutivamente (mi verrebbe da dire deterministicamente) le premesse poste dall’A. quando descrive il settarismo dei genitori che non è altro che una profonda fede religiosa, ebrea della madre e cristiana del padre che agita dentro di sé il sentimento della rivoluzione che nella sorella si trasforma in amore cristiano evangelico ed oblativo. In questo mondo di sentimenti «forti
E’ un libro bellissimo, coinvolgente e sognante pur nelle sue verità. E’ vero, come dice Sara la bambina muove verso la religione in cerca di conforto, di un’ancora cui aggrapparsi. Ma in questa ricerca, con sguardo acuto e privo di pregiudizi, mentre scopre la realtà del mondo, le sue bugie, le ingiustizie, le costrizioni, lentamente trova la propria strada, un modo sano e libero di vivere la religione, al di fuori degli schemi e delle meschinerie umane. Finchè ci saranno Davite, ci sarà ancora speranza per gli uccellini che vivono nelle arpe eolie…
E’ un libro bellissimo! Mi sono avvicinata al mondo di Potok, come spesso accade, «obbligata dagli studi»…Con il senno di poi ringrazio chi mi ha «obbligato» a leggere dapprima «Il mio nome é Asher Lev» e successivamente «L’arpa di Davita». Nella vita i consigli possono risultare utili!
E’ un bellissimo libro, ma non si può assolutamente essere d’accordo con ciò che è scritto nella presentazione: «La religione, qui come in tutti i romanzi di Potok, (..) non nasce dalla paura, ma dal coraggio e dalla libertà». Una ragazzina a cui è appena morto il padre che si avvicina alla religione secondo me è mossa più da bisogno di conforto che di libertà.