L' asso nella neve. Poesie 1990-2010 Scarica PDF EPUB

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L' asso nella neve. Poesie 1990-2010

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<td align="left" style="vertical-align:top">    
Titolo: <strong>L' asso nella neve. Poesie 1990-2010</strong></br></br>
Autore: <strong>Anna M. Carpi</strong></br></br>
Editore: <strong>Transeuropa</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2011</strong></br></br>
EAN: <strong>9788875801182</strong></br></br>

<p>La prima parte, che dà il titolo all'intera raccolta, è composta da poesie recenti di Anna Maria Carpi, come sempre all'insegna di una risentita e concreta analisi del vivere quotidiano e delle sue contraddizioni, piene di riflessi sugli equilibri dell'io. Ma molto interessanti sono anche le aperture verso nuovi spazi, come quello della Russia, oppure il confronto con maestri ideali (Norberto Bobbio) e autori cari (Bertolt Brecht). La seconda parte è invece costituita da una scelta dei testi più significativi pubblicati dall'autrice. Così, "L'Asso nella neve" rappresenta una sintesi del percorso ventennale di una delle voci migliori dell'attuale poesia italiana.</p>
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La postfazione di Fausto Malcovati al libro di Anna Maria Carpi enuclea tutti i temi della raccolta,lasciando poco spazio di commento ad eventuali critici (e i temi sono quelli che si trovano in ogni poeta che si interroghi,quindi in ogni poeta tout court:l’immagine di sé, l’infanzia,i luoghi, gli oggetti, l’amore e la morte..)Ma quello che a Malcovati preme è il sottolineare la peculiarità di questo dettato poetico:la limpidezza,il non nascondimento.La sincerità,la chiarezza.E infatti l’autrice non lascia nessuno spazio a fraintendimenti o interpretazioni fallaci, a ricostruzioni personali e inventive del lettore. Dice tutto,spiega tutto,quasi con un’ansia di definizione che prova nei riguardi di sé stessa prima che di chi legge.E l’impressione che subito se ne trae è quella di un’infelicità senza desideri,rassegnata,pervasiva,che incombe su ogni aspetto del semplice esistere e perdurare nel tempo. E’ un’accoratezza delusa che investe anche la stessa scrittura: «E’ il mestiere più sconcio che c’è./Che cosa resterà di tutto questo,/di esorditi e abortiti,/di tutti noi che facciamo un po’ per amore,/un po’ per bisogno,ma soprattutto/per l’ansia di apparire/un istante/sullo sfacciato video del tempo./Nulla,ma nessuno vuole che resti qualcosa.» Non c’è gioia,dunque,nello scrivere:forse di più nel leggere (si fanno i nomi di alcuni maestri:Bobbio,Celan,Yourcenar),o nel lasciarsi trascorrere in una vita da cui non ci si aspetta più nulla. In questa totale apatia,senso di inappartenenza,delusione verso tutto e tutti,la più grave e incisiva scontentezza riguarda la propria persona,non più all’altezza dello sforzo quotidiano di esistere,e con continue fantasie di morte: «Io-sciagura,io mio unico male». Gli amici non bastano più,sono appendici inutili che volteggiano nei riti serali di inviti,salotti, bevute,incontri che non rivelano nulla. Anche l’amore è deludente, non risponde mai al desiderio di assoluto. Solo la banalità di gesti ripetuti salva dall’abisso.