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Si è vero ha copiato molto da « Il giorno dello Sciacallo» , però si legge molto bene , direi il classico libro da portarsi sotto l’ ombrellone .
A dispetto di quanto letto negli altri commenti, a me è piaciuto molto. Lo consiglio a tutti gli amanti dei libri di Ludlum.
Effettivamente, confrontandolo con il passato, è una tragedia. Al di la delle considerazioni tecniche già esposte, a un certo punto il libro diventa un remake sbilenco de Il giorno dello Sciacallo, con il protagonista «giustiziere» che completa la sua missione con una strategia a dir poco originale (dal furto del peschereccio all’acquisto cash di automobili fino all’infiltrazione finale con tanto di fuga sottomarina). Diciamo che se avete qualche ora da impegnare on una lettura «disimpegnata» e aspettate l’edizione economica può fare al caso vostro. Se siete fan del «vero» Robinson, lasciate perdere.
Sempre più deluso. I bei tempi della serie USS sono finiti da un pezzo. Adesso Robinson si perde in trame cervellotiche, senza un valido filo logico. L’idea stessa di fondo «lo scandalo» del terribile missile anticarro che carbonizza gli equipaggi è al di fuori di ogni realtà operativa. Qualunque carro colpito da un anticarro (di qualunque tipo) che perfori la corazza (sia i famigerati penetratori all’uranio impoverito che le normali testate a carica cava) trasformano il mezzo in una Bara di Fuoco - (indimenticato volume edito a suo tempo proprio da Longanesi dedicato alla guerra corazzata nel deserto della IIWW). Aggiungiamoci poi l’illogicità di aspettarsi una «guerra leale» in un contesto asimmetrico, da parte poi dei «buoni» che abitualmente utilizzano cluster bomb e fosforo bianco …Dulcis in fundo, come detto la traduzione orribile rende irrealisticamente come «carri» (come se i commandos dei SEAL fossero dei «normali» meccano-corazzati) i mezzi antimina del tipo MRAP ormai unici ad operare nei teatri medio-orientali. Non parliamo poi del processo in stile finto-JAG con la Corte Marziale che «discute» con accusato e testimoni come se fossero in un mercato. Aggiungiamoci i soliti francesi brutti e cattivi e avremo un pessimo libro. Si salva un filo giusto per il ritmo, tutto sommato decente e per un occhio di riguardo al «vecchio» Robinson