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Un bel libro che descrive le gesta eroiche, tutte inventate, di un uomo che ha ingannato il mondo fingendosi volontario nella guerra civile spagnola, superstite dei campi di sterminio nazisti, membro della resistenza antifranchista. Una montagna di menzogne scoperte per caso da un oscuro storico spagnolo, dopo che l’impostore era stato coperto di onoreficenze, medaglie e attestati dai governi di molti Paesi. Al romanziere, solitamente dedito ad inventare storie, il compito di ricostruire la realtà e capire le motivazioni e i segreti di una persona mediocre e meschina che si è inventato una vita al di sopra del grigiore comune. Se avete amato: «A sangue freddo» di Capote e «L’avversario» di Carrère, questo libro non vi deluderà.
Javier Cercas centra un triplete letterario davvero notevole: dopo averci regalato uno dei più convincenti romanzi sulla guerra civile spagnola (Soldati di Salamina) e un docu-romanzo sul mancato golpe post franchista di incredibile fascino e freschezza (Anatomia di un istante) con l’Impostore compie il terzo mirabile lavoro che chiude idealmente il cerchio delle sue ricostruzioni storiche romanzate. Cercas ha il pregio di rendere storie e vicende patrimonio di un altro paese assolutamente meritevoli di interesse e di coinvolgimento, con un impegno di ricerca spaventoso (è rimasto in ballo una decina d’anni) e un lavoro di conoscenza diretta e indiretta dell’impostore (Enric Marco) lungo, sofferto, frenetico, empatico e di forte denuncia al tempo stesso. Mirabile Cercas, è la terza volta che chiudo un suo lavoro con un grande senso di appagamento e di vuoto dovuto dalle successive pagine bianche. Ci fossero (ri)costruttori di storie di questo livello anche da noi…
Solamente Cercas avrebbe potuto scrivere questo libro. Verità e menzogna, realtà e finzione si fondono in questo romanzo «senza finzione» scritto magistralmente. Consigliato.
vramente un ipostore, tra o storico ed il saggio, abbandonato quasi subito.