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Una ghostwriter trentenne s’immedesima alla perfezione negli scrittori, quelli incapaci o troppo indaffarati. Quanti ghostwriters lavorano dietro agli autori pubblicati? Vani è una di questi: scrive per quelli che non ne sono capaci. Presta il suo pensiero, la sua istruzione, la sua esperienza, la sua fluidità di penna, per soccorrere scrittori famosi, comici, vip, … rimasti in panne, pagati dagli editori ma con il cervello in blocco. Vani è un topo d’editoria, lavora ma non compare. Ci illudiamo di leggere gli autori, in realtà leggiamo i loro anonimi ghostwriters, scrittori fantasmi, capaci di uscire da se stessi e vestire i panni dell’autore di turno, come camaleonti dalla livrea mimetizzabile. «Ho troppo da fare. È solo per mantenere il nome sul mercato. È praticamente già tutto pronto, non ho tempo di finirlo». Queste le scuse accampate da chi ricorre al ghostwriter. Fingono, sapendo il vero motivo per cui la scrittura si nega loro, ma non lo ammetterebbero mai. “Scrivi di quello che sai”. E Vani ci sta. È pagata per questo, per entrare in casa editrice tutti i giorni, cambiare di nome ogni mattina, scrivere facendo finta d’essere un’altra persona. Sopporta le angherie del capo, a condizione che non la obblighi a incontrare chi non sa o non riesce a scrivere. E se il destino un giorno facesse accendere la scintilla nel cuore, proprio con uno di loro? A movimentare la storia, la scomparsa di un’autrice di punta nella letteratura esoterica, capace di tenere incollati ai suoi libri, i lettori intrigati da storie celestiali, forze della natura e angeli svolazzanti. Anche qui, c’è dietro Vani che, per la sua capacità di pensiero, viene richiesta dalla questura per partecipare alle indagini e alla ricerca della scomparsa. In una Torino nuova, è tutto un rincorrersi di fatti e misfatti, dentro e fuori la casa editrice. Questa storia cambierà il modo di entrare in libreria e gironzolare tra banchi e scaffali stracolmi di carta.
Lo considero un romanzo godibile e ben scritto. Non condivido tutte le critiche: il protagonista mica x forza deve essere amabile, simpatico e privo di difetti (anzi di Poirot, Sherlock Holmes, Nero Wolfe ecc piacciono soprattutto le eccentricità). Trovo semmai l’accoppiata poliziotto burbero e saggio-detective improvvisata che risolve tutti i casi quasi x telepatia, cosa già letta e stravista in lbri, film, telefilm…Tutto sommato xò un buon esordio
Raramente è apparsa in un libro una protagonista con una voce narrante più insopportabile. Una scrittura presuntuosa, fasulla perché priva di sincerità nei confronti del lettore. Un sarcasmo forzato e il più delle volte mal riuscito, personaggi poco interessanti, fumettosi nel senso peggiore del termine. Frasi a effetto, tutto all’insegna del sono più brava e intelligente di tutti, senza nessun calore, emozione… tutto vuoto, solo un’esibizione di libri letti, di io so scrivere, di qualche aggettivo un po’ più inconsueto. Sono forse io che non ci capisco nulla, visto che colleziona recensioni entusiastiche. Su che basi, resta il mistero
Silvana Sarca (Vani per gli amici) è una ghostwriter estremamente brava, riesce ad entrare nella testa della persona per cui deve scrivere trasmettendo le sue idee e il suo modo di dire le cose. Non le frega assolutamente niente del giudizio degli altri. E’ dichiaratamente una specie di clone di Lisbeth Salander della Trilogia di Millennium: stesso taglio di capelli, stesso look e stessa misantropia, un pizzico meno asociale, forse. Alice Basso crea un personaggio a tutto tondo, che non è simpatica, che non vuole piacere a tutti i costi, che non cerca l’amore, ma che ha comunque un’innata dote di empatia e fa centro. Dipinge la realtà del mondo editoriale, l’arroganza di certi super professionisti che diventano divulgatori delle loro conoscenze tecniche e della pochezza di scrittori di fama. Romanzo scorrevole e piacevole.