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Il fulcro della storia dovrebbe (e ripeto «dovrebbe») essere la perfetta quanto struggente simbiosi tra la straordinaria Artemisia Gentileschi e Jenny, attrice dei nostri tempi e interprete della pittrice nel film che sta girando, legate indissolubilmente dal fatto di essere state violentate, e ciò si dovrebbe avvertire soprattutto in Jenny che, oltre ad aver subito violenza, deve anche interpretarla sul grande schermo. Avrei forse scritto codeste parole se tale contenuto vi fosse? Perché qui Artemisia è un’ombra in tutto e per tutto, una macchietta e poco altro, viene trattata quasi come se non fosse esistita realmente, come un personaggio immaginario. Le sue emozioni tratteggiate in modo approssimativo, il suo contesto storico completamente dimenticato e non arricchito. Non sono riuscita a percepire questo tanto esaltato connubio spirituale caratterizzato da parole vuote e semplicemente inchiostrate, incapaci di suscitare qualche emozione. Nemmeno Jenny è stata ben caratterizzata: per tutta la durata del libro non fa altro che ripetere come una macchinetta le battute del film o andare al processo del crimine compiuto a suo danno senza svolgere alcunché di significativo. Non c’è quasi nessun momento di vita quotidiana che permetta di comprendere che tipo di persona abbiamo davanti, esattamente come tutti i personaggi di contorno, mille volte più insignificanti o stereotipati della protagonista. Poi tutto il resto è il tedio per antonomasia: processi, tribunali, querele, momenti di prove e di recitazione del film sempre tutti uguali fra di loro. Mi sarebbe piaciuto, inoltre, che fossero state un po’approfondite le tecniche di realizzazione di una pellicola cinematografica: se il libro non avesse detto che gli attori stavano recitando per un film, non ci avrei creduto.
Una storia molto dura e toccante che unisce due donne a distanza di quattrocento anni. E’ triste constatare che quasi nulla e’ cambiato da allora e che le vittime di violenza sono ancora lontane dal riconoscimento della loro dignita’ di donna. Leggerlo per riflettere.