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Si legge velocemente, e’ un libro estivo con una storia improbabile, un po’ comica un po’ originale. In sostanza di tutto un po’, senza una direzione definita. Sembra scritto in fretta e questo dispiace, perche’ i temi e le ambientazioni sono interessanti. I personaggi fanno sorridere e sono vari ma mi sembrano incompiuti: c’e’ una benevola decrizione dei vecchi che rivivono le illusioni di un tempo che e’ forse autobiografica, sicuramente ironica e, temo, ruffiana. Non vale il prezzo di copertina, ma prestato si legge volentieri.
Finalmente è tornato il «vero» Sepulveda!!! Dopo un paio di raccolte di articoli e racconti pesantemente politici e piuttosto noiosi, il principe della letteratura sudamericana riprende il filone romanzesco con ottima vena. Il libello è di sole 140 pagine, ma regala perle assolute: il dialogo surreale via mail tra due degli ex-combattenti, la schermaglia dialettica tra il pollivendolo e Salinas, il fantasmagorico personaggio di Coco Aravena, la farsesca vita in background di Concha ed in generale la capacità dello scrittore di delineare i tratti dei personaggi in maniera semplice tramite episodi piccoli e grandi della loro vita da esiliati politici. Notevole la vena ironica e melanconica che pervade il libro i cui protagonisti, pur avendo lottato tutta la vita per la libertà, hanno finito per essere emarginati dalla società rimanendo l’ombra di se stessi. Al solito, il sottofondo del libro è marcatamente politico, ma come nei migliori romanzi dell’autore, questo diventa solo il teatro degli avvenimenti, non il personaggio principale, risaltando in questo modo in maniera ancora più evidente, ma per niente invasiva nel racconto, infatti, Sepulveda è interessato al riflesso della storia sui personaggi più che alla storia in sè. Consiglio vivamente una lettura attenta del libro per la quale si possono certamente impiegare due ore, perdendo però in tal modo le piccole gemme che l’autore regala al lettore più attento.
lento, noioso, non interessante. Faceva meglio a risparmiare inchiostro ( e io la bellezza di 14 euro e 50)
Un pessimo libro, senza capo e senza coda. Si parla di alcuni vecchi comunisti cileni che si incontrano dopo tanti anni e si ritrovano trasformati fisicamente ma non tanto mentalmente. Organizzano un’azione rivoluzionaria, ma non la portano a compimento a causa del fatto che il capo è coinvolto in uno strano incidente: pare che sia colpito da un giradischi scagliato da una finestra, da una moglie che sta litigando con il marito fannullone. La polizia, alla fine, lascerà liberi i due coniugi comprendendo la loro buona fede. Una storia stupida, raccontata molto male. I fatti non sono certamente così chiari come li ho raccontati, più che altro vanno intuiti, a dimostrazione della scarsa vena del Sepùlveda di questo testo. Aveva saputo fare di meglio in altre occasioni!