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L' orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano

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Titolo: <strong>L' orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano</strong></br></br>
Autore: <strong>Pia Pera</strong></br></br>
Editore: <strong>TEA</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788850239344</strong></br></br>

<p>Un orto o un giardino fuori casa sono capaci di donare un grande senso di pace e di pienezza. È quella beatitudine che fa assaporare il vento, le nuvole nel cielo, il pendio di una collina, uno scroscio di pioggia. In questo libro Pia Pera trasmette il senso di questa felicità descrivendo il suo apprendistato nei campi, la sua nuova vita in un podere della campagna toscana dove ha cercato di riannodare il legame spezzato con la terra. E suggerisce anche che invertire il senso di marcia di un'economia che sta distruggendo il nostro pianeta è possibile.</p>
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Raccolta di aforismi, frasi celebri e proverbi sull'<strong>orto</strong> e sull'<strong>ortolano</strong>. <strong>L'orto</strong> è un piccolo appezzamento di terreno, spesso adiacente alla casa, nel quale si <br/>Un romanzo-diario utile alle scuole sull'esperienza di un <strong>orto</strong> didattico biologico. <strong>L'ORTO DI UN PERDIGIORNO. Confessioni di un apprendista ortolano</strong><br/>Scrittrice, traduttrice e giornalista, Pia Pera è divenuta protagonista delle letture di tanti appassionati di orticoltura pubblicando nel 2003 <strong>L’orto</strong> di un <br/>Ho incontrato la prima volta Pia Pera a Milano, nella sede della Garzanti, dove lavorava, verso la fine degli anni Ottanta. Da come era vestita, e come sorrideva, mi <br/>26/07/2016 · In quel giardino della Lucchesia che la sua penna aveva saputo trasformare in luogo di estatica bellezza, di epifaniche sorprese, di filosofiche scoperte e 
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Sembra scritto per noi questo libro. Siamo due apprendisti ortolani,che con tanta voglia e poca esperienza cerchiamo di recuperare un podere con annessi casale, orto e giardino. Il libro di Pia Pera e’ per noi un vangelo dove raccogliere informazioni prezione e allo stesso tempo condividere la filosofia per un’agricoltura sostenibile, per lasciare spazio a quella fantasia che era stata ingabbiata dallo standard della vita cittadina. Bello, coinvolgente, entusiasmante:-))

Leggere questo libro mi ha fatto felice come quando si riceve un regalo prezioso. L’ho letto tutto d’un fiato come un romanzo dei migliori. Questo libro accompagna e racconta il cammino di Pia Pera ed è bellissimo come, parlando di carote o di come si prepara il terreno, lei sappia far risuonare l’anima, la sua esperienza più profonda. Sto vivendo un’esperienza un po’ simile e d’ora in poi sentirò la sua fertile compagnia. Grazie Pia !

Affascinante la riscoperta della dipendenza alimentare dalle cose che facciamo nell’orto, quasi un dialogo tra l’«Orto» e l’Autrice. Unico neo: un po’ leziosa la commistione tra orto e giardino. Bellissimo il mettere da parte per l’inverno, che ricorda INVERNI LONTANI di Mario Rigoni Stern.

Masanobu Fukuoka è un nome non difficile a scriversi e nasconde la figura di “un decrepito giapponese” che ha cambiato la vita della nostra autrice. Infatti, dopo aver letto il suo libro: “La rivoluzione del figlio di paglia”, ne ha seguito l’esempio, ha abbandonato il lavoro in città e si è ritirata a vivere in campagna per coltivare il “podere avito”: “vengo da un altro mondo, ero stata allevata per qualcosa di completamente diverso”. Alla base di questa scelta, un sogno: realizzare ciò che non è riuscito a Oblomov, il personaggio di Gončarov, colpevole di non aver saputo affermare il suo ideale, “non averlo saputo trasferire dallo stato di fantasticheria imbambolata a quello di critica.” Per la verità, vi è anche un altro libro fatale, che ha incantato la nostra autrice: “Il giardino segreto” di Frances Hodgson Burnett: “Si sono formati su quelle pagine i miei sentimenti”. Pia Pera è lucchese come me, ha al suo attivo altri romanzi, è figlia di quel Giuseppe Pera, luminare del diritto del lavoro, i cui scritti sono riconoscibili per l’arguta, pungente ironia che li pervade, narratore lui stesso in un libro di ricordi dal titolo: “Il figliuolo di Giovannin di Nunziata”, oltre che gran camminatore. Nelle mie passeggiate sulle colline lucchesi, verso Vecoli e Pieve Santo Stefano, ogni tanto lo incontravo, vestito coi calzoni alla zuava e un bastone in mano, ci scambiavamo un breve saluto per una conoscenza che risaliva ad anni indietro. Scrive l’autrice, consapevole tuttavia di questo debito di sangue: “a questo podere sono arrivata sotto la spinta di una suggestione confusa. Lo volevo, ma non sapevo bene a che scopo. A vederlo rovinare mi si stringeva il cuore.” Le cambierà la vita, a poco a poco, allontanandola dalla città. Il romanzo narra la storia di questa esperienza, di questa scelta, e mai avrei immaginato – io che pur vivendo in campagna poco m’intendo di orto e di piante e lascio a mia moglie, che in campagna, al contrario di me, c’è nata, di acculturarsi continuamente in questo campo – di legger

Un libro che è tutto un inno alla quiete della campagna alla serenità dello spirito all’elogio del salutare rapporto con la natura. Un invito gioioso alla ripresa,quasi dimenticata, di questo rapporto offerto ,con grazia e competenza tecnica a chi abbia in animo di curare il proprio piccolo pezzo di terra e beneficiare degli indescrivibili doni genuini della Terra. Non trascurabile la profonda cultura dimostrata ed il valore poetico di alcune pagine. UN LIBRO CHE NON DEVE MANCARE NELLA BIBLIOTECA di chi sente un minimo trasporto verso la NATURA