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L' ultima casa

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Titolo: <strong>L' ultima casa</strong></br></br>
Autore: <strong>Tiziano Scarpa</strong></br></br>
Editore: <strong>Transeuropa</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2011</strong></br></br>
EAN: <strong>9788875801427</strong></br></br>

<p>Si sta facendo giorno in un cimitero italiano, la luce lambisce un'alta parete di lapidi. Una lastra di marmo si scosta. Spunta fuori una mano, poi un corpo che esce dalla tomba, si rimette in piedi, sbadiglia, si stiracchia. Non è uno zombie, ma un muratore che sta lavorando all'ampliamento del cimitero. È talmente povero che passa le notti nei loculi, abita dentro le tombe accanto al suo collega e amico nordafricano. Il loro destino si intreccia con quello di una vecchia vedova che viene a visitare la tomba del marito, e un anziano architetto visionario assistito da una badante russa. La vita dei morti si scambia con quella dei vivi, l'Italia fa i conti con la sua dimora definitiva, fra soprassalti di senilità, autoinganni, conflitti di figli conservatori e padri esuberanti.</p>
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VinciCasa <strong>Ultima</strong> estrazione del gioco VinciCasa. VinciCasa è una lotteria abbinata al gioco Win for Life e consiste nell'indovinare 5 numeri su 40, permettendo di <br/><strong>L'ultima casa</strong> a sinistra (<strong>The Last House on the Left</strong>) è un film del 2009 diretto da Dennis Iliadis, remake dell'omonimo film diretto da Wes Craven nel 1972.
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Il testo teatrale che Tiziano Scarpa ha offerto alla rappresentazione scenica della Compagnia Pantakin è decisamente provocatorio e dissacrante. Si apre con uno stupro consumato in un cimitero in costruzione, e continua con il coprotagonista impegnato a defecare sul cadavere dello stupratore. I personaggi dela dramma-farsa sono cinque, ma si scambiano i ruoli, si fingono altro da quello che in realtà sono, in una commedia degli equivoci e dei travestimenti, di improvvise agnizioni ch ci riportano al teatro cinquecentesco e alle burle della commedia dell’Arte. Quindi abbiamo due muratori addetti all’ampliamento del camposanto (uno italiano, che in realtà è l’architetto progettatore, e uno nordafricano, che in realtà è un giornalista), i quali dormono nei loculi una ragazza stuprata che diventa assassina vendicatice del suo stupratore, ma insieme incarna tutti i ruoli femminili del testo un vecchio e famoso architetto, padre-rivale del protagonista, che si finge paralizzato per farsi accudire dalla badante russa una inconsolabile vedova che porta al marito morto omaggi floreali composti con petali delle sue mutande sporche, e con i suoi peli pubici. Infine due zombie immateriali che escono dalle tombe verseggiando in rima… In realtà questo caleidoscopico accavallarsi di situazioni e personaggi improbabili e tragicomici sono solo l’incarnazione del teatro che fa il verso a se stesso, con l’intenzione di scuotere l’indifferenza e il perbenismo del pubblico, pronto ad applaudire qualsiasi volgarità e stupidaggine, ma chiuso e diffidente verso tutti i diversi nella realtà: «Puoi anche metterti a cagare in scena, ma un applauso te lo fanno lo stesso..Gli stranieri,le badanti, i lavoratori clandestini. Non gli rivolgono neanche la parole. Finchè si tratta di venire a vederli messi in scena, tutto bene. Ma se li incontrano per strada..alla larga!» «Insulti al pubblico» di Peter Handke datava 1966: è rimasta qualche eco nel teatro di Scarpa?