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«il futuro perduto nella foschia» è una frase semplice eppure dal mio punto di vista è il comune denominatore di tutti i romanzi, il motivo musicale che fa da sottofondo. Dai tempi in cui Aubrey mischiava acqua dolce con acqua salata davanti a Linois, i giorni e le notti della Waakzaamheid, il poltrone ubriaco, l’ornitorinco, ponto e il limone, la pelle d’orso, un ladro improbabile o l’errore del carpentiere…mille altri aneddoti che insieme, come un unico ricordo, suggeriscono il suono della prua che fendendo l’oceano si avvia incerta verso un futuro indefinito, in bilico tra la salvezza e la capitolazione. Un divenire perso nella foschia. Imprevedibile. Allo stesso modo il futuro dei personaggi è incompiuto, rarefatto e onirico. Delle tante sorprese che l’autore ha donato, siano esse gioiose, amare o malinconiche, la fine è stata la più sensazionale. Come se la nave un tempo piena di voci e rumori fosse improvvisamente deserta, silenziosa, alla deriva su di un moto perpetuo che è un futuro che nessuno può determinare.
Si conclude (con la morte dell’Autore, avvenuta per altro nel 2000) il lunghissimo viaggio dei nostri eroi. Qui abbiamo i brandelli del 21mo volume della serie. Nell’originale inglese c’era il manoscritto dell’Autore con «traduzione» dattiloscritta a fronte. Qui Longanesi ha aggiunto un saggio, un po’ prolisso, che permette di inquadrare in maniere tecnica tutta la storia. Sicuramente iniziativa lodevole (e da valore aggiunto ad un volume altrimenti assai striminzito, da cui il voto 4/5). Ancora piu’ lodevole sarebbe la traduzione di almeno parte dei volumi di contorno (con sinopsi, cronologie e mappe) apparsi in Gran Bretagna a sostegno del successo del nostro. Ma forse sarebbe un po’ troppo per il pubblico italico.