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Capolavoro indiscusso di Nesser, forse il migliore in assoluto, di poco superiore al già convincentissimo ERA TUTTA UN’ALTRA STORIA. C’è tutto in questo libro: sullo sfondo un giallo ineteressante, in primo piano un’introspezione psicologica di alto livello, accompagnata da riflessioni filosofiche di ampio respiro su vita, morte, amore, Dio, fede, amicizia, compromessi, il tutto unito dal collante dell’umana figura di un Gunnar Barbarotti che vorremmo tutti avere come amico o compagno di lavoro. Un libro che ti avvolge e culla dalla prima all’ultima pagina, senza mai stancare, lasciando, alla fine di ogni capitolo, un senso di amaro in bocca che pervade tutta la produzione di Nesser. Da consigliare assolutamente, specialmente dopo aver letto in ordine cronologico i libri della serie. Ovviamente non ci si deve aspettare un thriller adrenalinico o un caso altamente intricato, ma se si cerca molto più di un semplice giallo Nesser è l’autore giusto e, questo libro, il degno coronamento di questa ricerca!
Gran romanzo di Nesser. Lungo ma assolutamente non noioso giallo ma non solo come sempre interessante lo svolgimento su più livelli temporali e l’alternanza fra i diversi racconti/considerazioni dei vari personaggi. Barbarotti non è un super-poliziotto che risolve tutto con le cellule grigie, anzi sono altri personaggi a dare a lui l’imbeccata decisiva (come già in «Era tutta un’altra storia»). Mi sto convincendo che questa è una cifra stilistica dell’autore e che in fondo non è assolutamente male. Qui il bravo Gunnar è alle prese con drammatiche vicende personali e si rivela al lettore nei suoi aspetti più intimi. Da leggere.
Che dire di nuovo su Nesser Hakan: sempre ad altissimi livelli
Al di là di alcuni spunti di riflessione a volte ironici, è un romanzo tetro che lascia una gelida tristezza. Le squallide morbose tragedie inscenate per creare suspence, si stratificano nel nostro immaginario alimentando la negatività, senza giovare a nulla.