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La cattedrale di Turing. Le origini dell'universo digitale

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Titolo: <strong>La cattedrale di Turing. Le origini dell'universo digitale</strong></br></br>
Autore: <strong>George Dyson</strong></br></br>
Editore: <strong>Codice</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2012</strong></br></br>
EAN: <strong>9788875783181</strong></br></br>

<p>È possibile inventare una singola macchina che possa essere usata per calcolare qualsiasi sequenza computabile". Con queste parole Alan Turing, il leggendario matematico che riuscì a decrittare il codice enigma dei nazisti, immaginò nel 1936 l'esistenza di quello che per noi oggi è un oggetto quotidiano: il computer. Quasi vent'anni dopo, nel 1953, un gruppo di fisici e ingegneri guidati dal genio di John von Neumann diede forma alla profetica intuizione di Turing e costruì a Princeton il primo calcolatore programmabile, dedicato inizialmente all'industria militare. Con una potenza di calcolo di appena cinque kilobyte (la stessa che oggi serve a malapena a muovere il cursore sui nostri schermi) von Neumann e i suoi mossero i primi passi nel neonato universo digitale. E cambiarono il mondo, per sempre. Questa è la loro storia.</p>
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Etimologia del termine. La parola italiana libro deriva dal latino liber. Il vocabolo originariamente significava anche "corteccia", ma visto che era un materiale <br/>Il portale di RAI Cultura  Siamo davanti ad un cambio epocale nel modo di intendere l’assicurazione privata, non solo in Italia ma anche in Europa.<br/>02/03/2017 · SI PUNTA A RAFFORZARE ANCHE IL PRONTO SOCCORSO (REGFLASH) Pescara, 11 gen. Il futuro del presidio sanitario di Popoli è ormai 
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Attenzione! questo libro parla di Turing solo nel capitolo 13, oltre che in alcuni incisi che sembrano essere stati inseriti a forza dall’autore - il figlio del famoso fisico Freeman Dyson - per sfruttare il battage del centenario della sua nascita. La colpa non è dell’editore italiano, ma proprio dell’autore. Avrebbero dovuto chiamarlo La cattedrale di Von Neumann, visto che il libro parla della storia dei primi calcolatori elettronici intrecciata con quella del loro uso per creare le bombe a fissione e fusione, e in entrambi i casi «Johnny» è stata una figura prominente. Passando alla recensione vera e propriato l’editing invece, soprattutto nelle prime cento pagine, lascia un po’ a desiderare con alcuni spazi interparola che sono spariti, il testo è molto americano come stile, privilegiando le testimonianze per quanto possibile dirette e costruendo quindi la storia sulle persone più che sugli avvenimenti: molto utile il glossario iniziale con l’elenco delle persone stesse e una loro lapidaria biografia. L’apparato di note è enorme, ma è più che altro un insieme di riferimenti ad altri libri: insomma può essere tranquillamente saltato. La storia è molto dettagliata, con fatti ignoti almeno a me e che possono gettare una luce anche sulla vita statunitense negli anni 1940 - mica me lo aspettavo che ancora dopo la fine della guerra ci fossero restrizioni per gli acquisti negli USA! - ma purtroppo non dà grandissime informazioni sul software dei primi computer, limitandosi a considerazioni sull’hardware. Verso il fondo Dyson sterza verso la filosofia, con una curiosa interpretazione simbiotica del rapporto tra umani e computer unita a una visione neo-analogica del Web 2.0 che dal mio punto di vista è sconcertante ma comunque interessante. La traduzione di Stefania De Franco e Gaia Seller è generalmente scorrevole, tranne per alcuni punti dove non mi sono raccapezzato molto l’editing invece lascia a desiderare.