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Non è un capolavoro ma, se lo si legge senza essere obnubilati da fanatici pregiudizi antiamericani, non si può fare a meno di tifare per la piccola, coraggiosa Zubaida e di apprezzare lo slancio umanitario che, a dispetto di tutto e di tutti, può esistere anche tra gli Yankee. La prosa è scorrevole e, per buona parte del libro, il ritmo è sufficientemente veloce da non stancare. L’ho letto in tre sere. Buono
Un romanzo che è un inno alla speranza, un’esortazione forte e decisa a non mollare mai nella vita, anche di fronte a situazioni terribili e disagevoli come quelle vissute dalla giovanissima protagonista del testo, Zubaida. Lo scrittore descrive in modo preciso sia le caratteristiche comportamentali di Zubaida che del posto dove la bimba vive, ossia l’Afghanistan dei primi anni 2000. La trama: una ragazzina afghana di 10 anni, spesso sola in casa, per ammazzare il tempo si diletta a cantare e ballare, un giorno inavvertitamente mentre danza rovescia la stufa a kerosene che prende fuoco e con lei anche il povero corpo di Zubaida resta martoriato. Inizia un calvario inenarrabile per questa bimba, grazie all’amore e alla perseveranza di suo padre riesce prima a a essere assistita presso gli ospedali afghani e iraniani, per poi successivamente ricevere cure negli USA . Un libro che parla di una storia semplice, ma con all’interno anche tanti spunti relativi ad usi e costumi di luoghi remoti come l’Afghanistan che rendono queste pagine interessanti sotto tanti punti di vista
consiglio: leggete qualcos’altro, persino le istruzioni sulle scatole dei detersivi sono più avvincenti. naturalmente tutti sappiamo che gli americani sono buoni e bravi, forse anche belli, quindi non credo necessitiamo che ci venga rammentato praticamente ad ogni pagina (bellissima anche la parte in cui loda la precisione infallibile dei loro bombardamenti su obiettivi militari). possiamo anche risparmiarci, credo, un numero di pagine sui dettagli dei diversi interventi: credo che la locuzione più ripetuta in tutto il testo sia «tessuto cicatriziale»… interessante!
La danzatrice bambina è la triste storia di una bambina afgana, rimasta vittima di un tragico incidente tra le mura domestiche. La sua grande passione è la danza ed è proprio quest’ultima che la fa cadere tra le braccia delle fiamme: desiderava farsi un bagno caldo e danzando danzando del liquido infiammabile le cade sugli indumenti e in un attimo diventa una torcia umana. Le fiamme la sfigurano totalmente. Atroce il dolere fisico con cui si torva a combattere Zubaida, solo dopo mesi di macabra convivenza con esso, in cui le sue condizioni fisiche peggiorano vertiginosamente intravede un piccolo spiraglio. L’ostinazione del padre a voler cercare per forza un aiuto e la sua voglia di vivere determinano il suo destino ormai segnato. Un aiuto che suona più come una serie di coincidenze la condurranno fino in America, nella terra degli Altri. Inizia così la sua avventura americana. Una storia davvero toccante anche se molte parti risultano essere un po’ noiose e prive di sentimenti. Mi riferisco a tutte quelle parti in cui il narratore si sofferma, ostinandosi a voler esprimere i sentimenti dei genitori, distogliendo l’obiettivo da Zubaida, la protagonista. Scorre via velocemente invece quando la descrizione è focalizzata solo sulla bambina e la sua lotta continua, prima per resistere alla morte successivamente per ambientarsi e sopravvivere nella terra degli altri. E’ un romanzo che ho apprezzato molto anche con tutte quelle parti morte che hanno rallentano notevolmente la mia lettura.