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La donna alata

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Titolo: <strong>La donna alata</strong></br></br>
Autore: <strong>Joanne Harris</strong></br></br>
Editore: <strong>Garzanti Libri</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2006</strong></br></br>
EAN: <strong>9788811680482</strong></br></br>

<p>Allevata dagli zingari, Juliette, vive una giovinezza avventurosa e movimentata. A sedici anni si innamora di Guy LeCorbeau e si unisce alla sua compagnia di girovaghi. Finché, tradita dall'amante e stanca per le continue traversie, si rifugia con sua figlia Fleur nell'Abbazia di Sainte-Marie-de-la-Mer, un piccolo convento isolato, a due miglia dall'Atlantico. Ma la morte dell'anziana badessa e l'inatteso ritorno di LeCorbeau, portano nuovi guai.</p>
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Ho ritrovato con piacere la stessa ambientazione de «La spiaggia rubata» con l’Abbazia di Sainte-Marie-de-la-Mer ma con una storia completamente diversa e ambientata in tutt’altra epoca. La storia ha dei bei personaggi ma pecca un po’ di coinvolgimento, diciamo che appassiona ma non avvince. Anche il finale è un po’ troppo frettoloso e lascia perplessi per la piega inaspettata con cui si evolve la storia. Amo la Harris, ho letto quasi tutti i sui libri e posso dire che questo, insieme a «Cinque quarti d’arancia» è quello che mi ha convinta di meno. Lo consiglio solo agli appassionati di questa autrice e del suo modo di scrivere.

non è il migliore ma lo stile della cantastorie joanne harris c’è e si sente

Nonostante io abbia una certa passione per le storie (del passato e non) che parlano di saltimbanchi e girovaghi, questo libro non ha soddisfatto le mie aspettative. Se «La donna alata» fosse un aereo, lo toglierebbero subito dall’aeroporto in cui si trova perchè non decolla, esattamente come la trama che sembrava accattivante e avvincente. Ma la vicenda (incredibilmente lenta) non mi ha coinvolta per niente e non è riuscita ad appassionarmi per colpa di uno stile prolisso e colmo di lunghissime descrizioni, particolari inutili, miliardi di metafore che fanno girare la testa e perdere il filo dell’argomento trattato nel capitolo. Il libro è scritto a mo’di diario personale, genere che non ho quasi mai apprezzato in quanto mi sembra una tattica infantile di una persona assolutamente priva di fantasia e di ogni idea di struttura e costruzione dell’intera storia, ed inizia subito in medias res, con la protagonista e sua figlia che si trovano nel monastero, e da lì ha inizio una mega galattica rievocazione di Juliette dei tempi passati a vivere per la strada, dopo aver visto una compagnia girovaga di teatranti venuta al monastero, con tanto di un corvo che le rammenta il suo ex amante. Se la storia fosse stata strutturata in maniera diversa, il mio voto sarebbe stato certamente più alto: mi sarebbe piaciuto di più vedere la vita di Juliette in ordine cronologico e senza quel fastidioso diario di flashback, ovvero dalla sua vita da zingara, il monastero e così via. Perchè usare la tecnica del medias res? Mistero. Oltretutto i libri ambientati in monasteri non mi affascinano particolarmente, perchè mi danno un forte senso di soffocamento e di austerità. Comunque la mia avventura con Joanne Harris non finisce qui, perchè so che ha scritto molto di meglio, e pertanto consiglio «La donna alata» solo e soltanto a chi ama molto questa scrittrice.

A me non è proprio piaciuto. Non è riuscito a coinvolgermi… peccato!

Do un 2 solo perchè di Harris si tratta. Ma devo ammettere che ho fatto fatica a terminarlo. Personalmente non mi ha coinvolto più di tanto. Ora inizio a leggere Profumi, giochi e cuori infranti.