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Una piccola perla…struggente e malinconico
Il tempo, il terribile tiranno della nostra epoca, il despota assoluto che condiziona la nostra esistenza. Quasi nessuno ormai riesce a sfuggire alla sindrome dell’ ossessiva mancanza di tempo, forse perché non riusciamo ad organizzare razionalmente le nostre giornate sempre troppo fitte di impegni, non vogliamo rinunciare a nulla, e ci troviamo alla fine della giornata con sempre qualcosa di irrealizzato. La scarsità di tempo a disposizione: e quando ci si imbatte nella cruda verità di una visita medica come capita al protagonista de La fine dell’ alfabeto (CS Richardson, Garzanti), con la prospettiva di ancora pochi giorni da vivere? Ecco, si decide di impiegarli per vivere quelle esperienze e provare quelle emozioni che si erano sempre volute rimandare, tanto c’è tempo, si era pensato, ma adesso di tempo a disposizione ne resta pochino, allora il progetto è di visitare tutti i luoghi da sempre sognati, seguendo le lettere dell’ alfabeto, dalla A di Amsterdam alla Z di Zanzibar l’obiettivo prefissato sarà raggiunto solo in parte, ma questo sorprendente ed intrigante romanzo ci fa capire forse che il carpe diem, se non proprio alla lettera, almeno in parte va assecondato al fine di evitare in un futuro più o meno prossimo di vivere giornate piene solo di struggenti rimpianti.
La trama del libro colpisce tanto, è forse per questo che mi aspettavo qualcosa di molto più profondo e carico di trepidazioni. Al contrario, l’ho trovato privo di sentimento. La scrittura, ricca di vocaboli incomprensibili, è alternativa al punto giusto.
Scritto in modo veloce, fresco, poco monotono! Ma forse da questo libro mi aspettavo di più o forse non ero «pronta» a questo tipo di lettura… chissà! Di una cosa sono sicura: per avvicinarsi a quest’opera è necessario un dizionario a portata di mano…