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Libro interessante, che mi ha svelato come si è svolta la storia dell’Istria nel 20esimo secolo(che a me piace particolarmente)… scritto forse un pò troppo semplicemente, comunque un buon libro
Più che romanzo, il libro appare la narrazione della vicenda istriana fra la fine della Grande Guerra e la seconda guerra mondiale. Lo sfondo domina sui personaggi: le nostalgie del passato imperialregio, la mitologia di una grande civiltà contadina, l’ottusa politica antislava fascista, l’incerta e plurima identità degli istriani, il nazionalismo slavo che irrompe come un’orda assassina. Una lezione di storia.
Il gramo destino delle zone di confine nella vita di personaggi ben riusciti. Un romanzo in cui competono due forze, eros (la terra d’Istria) e thanatos (la guerra): amica e madre la prima, disgregatrice e ferale la seconda. Pacatamente si profila, nel racconto, la condanna del comunismo («pestilenza artificiale») e dei nazionalismi («deliri della storia»). Una testimonianza di sofferenza che è anche un messaggio di pace, integrazione e libertà, in un testo altamente educativo che andrebbe introdotto nelle scuole.
Un profluvio di fatti e di avvenimenti di storia locale, un traboccare di personaggi che si muovono sullo sfondo delle guerre mondiali, dei nazionalismi e delle dittature. Carlo Sgorlon è uno scrittore impareggiabile, un cantore innamorato della sua terra: l’Istria. Anche se nella prima parte manca una vera e propria trama, man mano la narrazione diventa un crescendo che trasporta e incanta. Finale lieto ma anche un po’ amaro.