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Scrittore tedesco vissuto a cavallo tra il ‘700 e l”800, morì suicida all’età di 34 anni. Fu soprattutto autore di teatro. Le tre storie contenute in questo libro sono tra le cose migliori della sua produzione letteraria, anche se portano evidenti il segno del tempo. Michael Kohlhaas (è anche il titolo della prima novella, la più lunga e, a mio avviso, la migliore) è un mercante di cavalli vissuto nel sedicesimo secolo. Un giorno decide di partire diretto a Lipsia per vendere alcune bestie magnifiche e ricavarne un gruzzoletto da investire in parte, poi, in qualche altro affaruccio. Soltanto che, come faceva sempre senza incontrare alcun ostacolo, deve attraversare le terre del barone Venceslao von Tronka, nuovo proprietario del castello. Ma questa volta è fermato da un gabelliere, e difficoltà a non finire gli cadranno addosso, giacché in realtà il barone non solo desidera arricchirsi con nuove tasse imposte nel suo feudo, ma gli piace anche perpetrare soprusi. E infatti si trattiene due morelli che il mercante reca con sé. La novella è condotta con molta grazia, senza sbavature, anche se l’assenza di paragrafi ci inoltra a poco a poco in una lettura mozzafiato. Kohlhass, quando la sua denuncia del sopruso viene respinta, prende una decisione clamorosa: vuol vendere la casa e ogni suo bene, e alla moglie Elisabetta che lo scongiura di non farlo e di ricorrere al sovrano che è uomo giusto, risponde così: «non voglio più stare in un paese nel quale non mi sento protetto nei miei diritti». La sua vendetta sarà terribile, armerà i suoi sette servi e avvierà una serie di scorribande alla maniera dei lanzichenecchi, seminando lutti e rovine, all’inseguimento del barone che era riuscito a darsi alla fuga, e ancora continuava a sfuggirgli. La banda, a mano a mano che l’impresa proseguirà, andrà ingrossando le sue fila con nuovi aderenti, attirati dall’avidità e dalla bramosia del saccheggio. A Wittenberg incontra Martin Lutero che lo rimprovera aspramente dei lutti che sta seminando dappertutto, e gli promette di