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Il romanzo è una saga familiare che prende corpo pagina dopo pagina dove nascono quasi per gemmazione altre storie dipendenti dalla trama conduttrice. Il romanzo si potrebbe paragonare ad un gioco enigmistico dove colorando porzioni di un disegno astratto e seguendo i numeri in ordine progressivo, macchia dopo macchia appare l’immagine reale e definita: così si svolge la trama del romanzo. Solo leggendo l’ultima pagina si ha il quadro completo della vicenda. Non a caso parlo di quadro, lo stile dell’autore è paragonabile al pennello di un pittore impressionista che non trascura niente della visione reale, riportando con scrupolo certosino l’immagine sulla tela. Allo stesso modo con la stessa meticolosità l’autore descrive con la sua penna, personaggi, situazioni e luoghi offrendo al lettore scenari rigorosamente inseriti nelle tre regole artistiche di: luogo, spazio e tempo. Un esempio potrebbe essere le descrizioni paesistiche di Sassari e Cagliari negli anni cinquanta, periodo in cui è ambientato il romanzo durante le nevicate del ‘56. In pieno stile deleddiano, i personaggi sono trascinati dal vento delle passioni, inchiodati al senso fatalistico della vita, incatenati alla fragilità umana e impotenti di fronte all’ineluttabilità del destino e al fluire degli eventi, vittime e artefici del loro percorso di vita. Il vincolo dell’individuo alla propria sorte si dipana in questo modo attraverso i continui chiaroscuri che lo legano allo spazio circostante, a sua volta caricato di potenza simbolica. Ecco che appare dunque l’immagine del quartiere dei nobili, «Castello» al momento dell’arrivo di Josto a Cagliari, vicoli bui impregnati di umido, eccezionalmente ammantati di neve il romanzo si svolge durante le nevicate storiche del febbraio del 1956.