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Una rivoluzione silente. In un mondo iperattivo, la rivolta nasce dalla concentrazione dell’essere che, per una volta, ha nel fare il vero antagonista morale. L’uomo si ripiega su stesso per aprirsi all’universo interiore, che è la prosecuzione naturale della realtà esterna. È lì dentro che questa deposita le proprie verità più preziose, che poi volano da un’anima all’altra a bordo dei libri, i veicoli interstellari capaci di superare tutti i limiti. Paola Mastrocola chiama «sprofondati» i tesori che quei viaggi lasciano in noi. Al riparo dalla memoria e dalla coscienza, possono compiere indisturbati la loro opera di rinnovamento della nostra individualità, come pazienti restauratori, autori di creazioni il cui stile unisce le certezze del passato e le possibilità future. Il loro lavoro è innescato dal nostro studio, quella vocazione appartata ed esclusiva che ci isola dal flusso della produttività ad ogni costo, degli obiettivi da raggiungere, dei canoni da rispettare. Chiudersi nell’abbraccio con cui il pensiero cinge appassionatamente la parola scritta è una pratica ormai fuori moda, che esula persino dagli odierni parametri scolastici, e alla quale questo libro continua a dichiarare la propria devozione, contro il comune sentire, contro quello che la società ci chiede e finge di poter ricompensare. Questo volumetto è destinato a chi lo può capire, perché in esso si riconosce completamente, avendo partecipato alla fuga che rende la mente felicemente sola, e quindi completamente libera di vagare in uno spazio tutto suo. Ma è destinato anche a coloro che, invece, non sono disposti a raccogliere il suo invito, essendo attaccati a valori che promettono di offrire di più, e subito, nella popolare dimensione della concretezza. Le sue proposte parlano a tutti, poiché lanciano il loro richiamo dalla sommità della barriera che divide l’umanità a metà: da una parte i convinti cultori di una ripagante adeguatezza, dall’altra i trepidanti cercatori di un’appagante diversità.
Un libro scritto col cuore, coerentemente al titolo. Lo studio ( e non basta la scuola, purtroppo !) come punto di riferimento irrinunciabile per il nostro io, per il suo benessere, la sua crescita e maturazione, fine a se stesso e non condizionato dall’ obbligo di un sbocco lavorativo. Studio inteso come un momento ( anche ore, ovviamente) di isolamento, di distacco dal mondo mediatico oppressivo e incalzante (Tv, smartphone, tablet …) per stare con noi stessi e ritrovarsi in una dimensione finlamente reale, nostra e di nessun altro. Viene in mente ‘ L’ora di lezione’ di Recalcati, dove il desiderio si concretizza con il trasfert amoroso verso la conoscenza. Un messaggio per tutti, per i giovani in particolare, che spesso non sanno (anche se vogliono) studiare, ingannati dal sapere superficiale trasmesso da internet ( le ‘dolci navigazioni destrutturate internettiane’…) travolti da un affaccendamento spesso inconcludente nel cercare compulsivamente esperienze lavorative ‘facili’ e di moda. Libro e analisi che mi sono piaciuti dall’inizio alla fine, anche perchè condivido con l’autrice studi classici prolungati che ancora supportano e alimentano il mio modo di vivere.
Perfetta descrizione dello stato dell’arte della nostra scuola e di come i concetti di studio e cultura abbiano subito una metamorfosi, sino a snaturarsi del tutto. Naturalmente l’autrice potrebbe essere accusata di passatismo, quando invece ciò che dice è semplicemente il rimpianto per quello che tanti giovani stanno perdendo, non confidando più nel valore salvifico dello studio. Bellissimo l’ultimo capitolo, pieno di proposte forse utopiche ma che sarebbe rivoluzionario poter applicare. La chiusura è poetica, da leggere con attenzione.
Da leggere senz’altro e da meditare, molto interessante: impietosa ma veridica descrizione della scuola e degli studenti (e dei genitori) d’oggi. L’autrice, che è in pensione (beta lei!), si dichiara tutto sommato non completamente pessimista: chi vivrà vedrà… Renzi va dicendo che ha introdotto la BUONA SCUOLA, chissà che cosa intende… Sono 50 anni che l’Italietta fa riforme della scuola, e i risultati si vedono: ci sono dei laureandi che non riescono a scriversi la laurea, perché non sanno l’italiano!!!