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Romanzo bellissimo. Mankell mi mancherà molto
È il capolavoro di Mankell, un perfetto equilibrio tr poliziesco e critica sociale,vche con una tensione al limite dell’esplosione, esplora la psicopatologia contemporanea.
E’ il quarto libro che leggo di Mankell. Ha purtroppo esagerato con i difetti che sono un po’ il tallone di Achille dello scrittore: la prolissità inutile nel indicare azioni minute del protagonista e una esasperata voglia di allungare il brodino. Peccato. L’autore ha un certo modo descrivere che ha fascino : adoro le descrizioni dell’ambiente gelido scandinavo. In questo volume però 100, 150 pagine sono di troppo. Ho notato, rispetto ai primi libri, un compiacimento in forme di stupido autoritarismo, da parte di Wallander, con i colleghi che mi hanno disturbato. Certe intuizioni, poi,sono assolutamente incongrue, senza giustificazioni e vanno prese quindi come sono: insipide, fuori contesto.
A metà strada tra il poliziesco e il thriller. Il ritmo lento (a tratti troppo) segue passo passo la faticosa ed estenuante indagine di polizia. Prosa asciutta, un po’ piatta e senza fronzoli. Non è forse così che dovrebbe essere un vero poliziesco? Insomma, puro stile Mankell. Questi i difetti ed al contempo i pregi del romanzo. Per gli amanti del genere poliziesco di origine nordica.