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Letto per caso, solo oggi, su suggerimento di un amico frequentatore del gruppo di lettura. Poesia e filosofia a braccetto in perfetto stile J.G. Pur con qualche pausa la lettura è piacevole, il tema posto al centro dell’opera non è banale e decolla nel finale commovente che fa riflettere, in specie se sei oltre i settanta. Da leggere.
Piccola delusione per una favoletta che promette di rivelare qualcosa di importante. Il racconto del primo vero amore narrato da un padre deceduto al figlio attraverso un lunga lettera nascosta in soffitta e ritrovata undici anni dopo affinché quanto aveva da raccontare potesse essere compreso appieno da suo figlio ormai adolescente. La ragazza delle arance era la madre del piccolo e adesso lui poteva sapere anche ciò che il padre non aveva mai scoperto, ad esempio chi ci fosse dentro la Toyota bianca? Resoconto prolisso che avrebbe avuto maggiore impatto emotivo sul lettore se solo fosse stato più diretto e meno dispersivo nella parte centrale. Per il resto chiunque, con un minimo di introspezione, può arrivare alle medesime risposte del giovane protagonista. Idea comunque apprezzabile.
Una storia che pareva promettere (ma le promesse non possono essere tirate per le lunghe, in termini di pagine) per poi scadere nel melenso.
Ho acquistato per caso questo libro…non ne avevo mai sentito parlare prima ma me ne sono innamorata fin dalle prime pagine. E’ bello il modo in cui è narrato, è bella l’idea della lettera del padre deceduto ad un figlio che è ancora troppo piccolo per capire come va la vita, mi ha lasciato davvero tante belle cose dentro. Non credevo potesse piacermi così…una sorpresa davvero gradita!!!