La resurrezione di Mozart-La scomparsa della biblioteca Turgenev-La grande città Scarica PDF EPUB

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La resurrezione di Mozart-La scomparsa della biblioteca Turgenev-La grande città

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Titolo: <strong>La resurrezione di Mozart-La scomparsa della biblioteca Turgenev-La grande città</strong></br></br>
Autore: <strong>Nina Berberova</strong></br></br>
Editore: <strong>Guanda</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2016</strong></br></br>
EAN: <strong>9788823512566</strong></br></br>

<p>Vibranti testimonianze dei temi della guerra e dell'emigrazione, le tre storie di questo volume svelano una Nina Berberova alle prese con il genere a lei più congeniale: il racconto lungo. In un paesino della Francia, mentre incombe la minaccia della guerra e si avvicina il momento della fuga, uno straniero bussa alla porta di Marija Leonidovna. È davvero un musicista, una sorta di Mozart redivivo, oppure è una spia? Nello stesso periodo una biblioteca russa nel cuore di Parigi, a cui Turgenev donò i propri libri, luogo di studio per i rivoluzionari emigrati, viene strappata dalla storica sede e trasferita in Germania. Poco dopo la fine della guerra, un uomo lascia le rovine dell'Europa e approda nella metropoli di un altro continente. Una città senza passato, dove ricominciare da zero una nuova vita e una nuova era.</p>
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Se cercate un racconto che vi faccia amare New York, leggete La grande città di Nina Berberova perché il grigio dei grattacieli si tinge nelle sue pagine dei colori del mediterraneo italiano. Era il 1950 quando, voltando le spalle all’Europa e al passato, la scrittrice partiva per l’America. Così nella sua autobiografia, Il corsivo è mio, raccontava: “Ed ecco che all’alba del sesto giorno sorse di fronte a me una città. Era alta e stretta come una cattedrale gotica, e intorno c’era l’acqua e nella leggera foschia di un mattino di novembre ovvero nelle ultime ore della notte, sorse all’improvviso, come se fosse spinta impercettibilmente dall’invisibile al visibile”. Già nella sua prima apparizione la città le sembrava nata da una singolare mescolanza di funzionale e di simbolico: “Mosca, Londra, Roma, Parigi stanno ferme. Leningrado e New York navigano, spiegando le loro vele, fendendo lo spazio con la prua, e possono sparire se non nella realtà, nella visione del poeta che crea il mito, che crea la tradizione mitica sulla base di ciò che ha percepito”. Se si pensa a Pietroburgo si pensa a Puskin, se si pensa a New York, una città di emigranti, si potrebbe forse pensare anche a lei, a Nina Berberova, un’esule. Dall’autobiografia alla poesia: nel racconto La grande città c’è un esule, un enorme palazzo, una finestra e mille luci che si rifrangono nel buio della stanza, sul lavabo, sull’orologio, sulla serratura della porta, sul soffitto, sui bottoni della giacca, sulle pareti, sul bicchiere…La città da estranea si fa intima, senza essere invadente, e il palazzo – 3656 abitanti, come Sorrento – si apre a sua volta sulla città, una città nella quale, da sempre, ciascuno porta con sé quel che può. “Uno aveva portato l’ombra del principe di Elsinore, un altro la lunga ombra del cavaliere spagnolo un terzo il profilo dell’immortale seminarista di Dublino…»