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Più che un libro in senso proprio, si tratta di una utilissima guida su come (non) funziona il sistema della riscossione delle imposte nel nostro Paese, sulle ragioni per cui una seria lotta all’evasione fiscale non è stata ancora condotta da destra come da sinistra e su alcune proposte concrete, ragionevolissime, semplici e rivoluzionarie allo stesso tempo, per far riemergere un sommerso che rende il nostro Paese povero, indebitato ed ingiusto. Bruno Tinti, che da magistrato per decenni si è occupato di reati societari e di diritto penale dell’economia, fornisce un quadro maledettamente preoccupante del patto scellerato, criminale e tacito, che si è andato consolidando fra evasori (il popolo dell’IVA, i liberi professionisti)e qualsiasi maggioranza di Governo al Paese. L’ammontare annuo dell’evasione fiscale equivale al gettito che l’erario riesce a recuperare da lavoratori dipendenti e pensionati: vi sembra una cosa degna di un Paese civile? Le imposte si pagano sul reddito e non sul reddito disponibile dopo che si è provveduto al soddisfacimento dei bisogni primari: vi sembra una cosa degna di un Paese civile? Bruno Tinti propone alcune soluzioni interessantissime, di facile realizzazione ed i cui effetti sarebbero dirompenti, in senso positivo, sulla ricchezza del nostro Paese, sulla giustizia sociale che ne deriverebbe, sul senso di legalità che si inietterebbe nella società civile. Ho letto questo libro tutto d’un fiato: il linguaggio è molto semplice, gli esempi coloriti a volte ma proprio per questo interessanti, i concetti espressi sono sempre rigorosi ed autorevoli. Assolutamente da regalare a chiunque abbia a cuore il futuro, il benessere e l’esistenza stessa del nostro caro, vecchio stivale.
interessante la trattazione del concetto di capacità contributiva. Così come interessante (e avvilente) ho trovato il tema dell’evasione fiscale, la quale si configura come un patto tacito tra i rappresentanti politici delle istituzioni e , soprattutto, il c.d. «popolo della partita iva». L’aspetto del libro che decisamente ho meno apprezzato è il linguaggio a volte poco curato e lo stile vagamente sarcastico che, in certi passaggi, ho trovato inopportuno