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Non sono d’accordo con Chicca63: secondo me il fraintendimento può essere attribuito alla dizione «thriller
Sinceramente non so cosa dire. Mi spiace essere una voce completamente fuori dal coro ma forse ho letto un libro diverso da quello che hanno recensito i lettori prima di me. Io l’ho trovato uno dei libri più brutti che abbia mai letto una specie di diario di uno psichiatra mediocre alle prese con quella che sembra essere l’elencazione dei casi dei pazienti, neanche troppo interessanti. Mai un’analisi approfondita dei personaggi, dei caratteri, mai un guizzo anche laddove la trama l’avrebbe consentito. A nulla valgono le 15 pagine finali che sembrano scritte per dare un senso a quello che appare come il trionfo dell’inutilità letteraria. Alla trama praticamente inesistente si aggiunge una scrittura piattissima e noiosa. Sul retro-copertina si parla di «thriller psichiatrico» (definizione che andrebbe peraltro spiegata …). Andatevi a leggere «La crisalide nel fango» per capire cos’è un thriller psichiatrico (o psicologico). Questo per me resta un libro brutto al di là di ogni ragionevole bruttezza.
«La Sindrome del Sosia» è una di quelle esperienze sorprendenti che vale la pena di percorrere. Ti immagini un libro sulla psichiatria che racconti storie diverse , di patimenti e stravaganze umane. Ed in effetti l’autore racconta le mille peripezie di un’attività spesa al servizio delle differenze. Poi con il susseguirsi delle pagine ti accorgi che questo è molto di più di thriller. E’un’analisi introspettiva sull’esistenza, sui nostri dubbi più profondi sull’insicurezza delle nostre scelte e sulla passione che è il motore che alimenta le nostre vite. «La sindrome del Sosia» è un pò tutto questo e qualcosa di più che potrete scoprire dopo averlo letto. Max
Definire questo libro solo «thriller» sarebbe estremamente riduttivo: qui c’è molto di più! C’è la quotidianità di un medico che, prima ancora di essere un professionista, è un uomo con le sue debolezze, le sue pulsioni, i suoi successi e i suoi fallimenti. È un viaggio nell’affascinante e variegato mondo della psichiatria, narrato con tatto e autentica maestria. Considerato l’argomento c’era il rischio, secondo me, di scendere troppo nello specifico, appesantendo il racconto: niente di tutto questo. Lo stile autoironico e le esaurienti note esplicative lo rendono scorrevole, appassionante e del tutto comprensibile. Un esordio sensazionale che mi ha intrigata e profondamente colpita. Davvero tanti complimenti all’autore!!!!