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Thriller assai onesto che, seppur costruito attraverso uno stile un pò meccanico e rigido, riesce, grazie ad una trama comunque intrigante, ad avvincere il lettore o, almeno, a regalargli qualche attimo di relax. La narrazione è per così dire cinematografica, i colpi di scena non mancano e la storia resta sempre sui binari dell’interesse. Insomma, La stanza dei Morti è una lettura piacevole: senza essere un capolavoro raggiunge l’obbiettivo di divertire gli amanti del thriller.
Una strada fatta di sangue che porta a un futuro ricco di nuove opportunità per due informatici disoccupati. Un serial killer che uccide bambine e le trasforma in bambole, riflesso di un passato tinto di morte e rimpianti. Una poliziotta ossessionata dalle menti criminali al punto di sentirsene affine. Quattro vite che si intrecciano e si scontrano per rivelare un segreto agghiacciante: tutti siamo portatori di una patologia mentale, di una debolezza di spirito che ci può condurre alla rovina. La nostra caduta dipende solo dalla situazione e dalla nostra forza di resistervi. La parte più segreta della nostra mente: una stanza abitata da incubi, speranze e morti. Franck Thilliez, ingegnere e scrittore francese, dipinge con abilità una storia cupa e adrenalitica, svelando un talento non da poco. Una scrittura, la sua, fatta di metafore e sensazioni che tracciano un quadro realistico che travolge il lettore, sebbene spinte all’eccesso possano confonderlo un poco. Una lode ulteriore va senz’altro attribuita agli studi che precedono la realizzazione del libro sulla tassidermia e la chirurgia, arricchendo un’opera già macabra e inquietante, senza appesantirla. Un romanzo ben costruito che aggiunge un pizzico di originalità e buona costruzione narrativa a un argomento, quello delle menti psicopatiche, fin troppo sfruttato dopo «Il silenzio degli innocenti». Una lettura senz’altro piacevole per gli appassionati del genere thriller e non adatta ai più sensibili. Una pecca: per un romanzo così promettente, il finale è deludente, affrettato e posticcio.
Nel complesso a me non è dispiaciuto questo thriller cruento e ruvido. Sicuramente sono evidenti spunti ripresi da altre opere similari, tuttavia l’insieme funziona piuttosto bene ed il ritmo incalzante e l’ambientazione tetra del nord della Francia giocano il loro bel ruolo nell’accrescere l’inquietudine della storia. Quando si tira allo spasimo la tensione, c’è però il rischio di esagerare ed andare spesso e volentieri sopra le righe ed in questo, purtroppo, l’opera di Thilliez - soprattutto nella parte finale - non fa eccezione. Comunque più che leggibile.
Affascinato dagli ultimi due titoli ho voluto acquistare il primo, e bene sono rimasto molto deluso. Si apre il libro in un banchetto di desolazione raccapricciante che a stento si riesce a leggere… il descrivere solo sangue non rende giustizia a nessuna trama, nemmeno la più intrigante ma al contrario Thilliez negli ultimi 2 titoli si è rivelato un grande del Thriller, dando giusto contenimento alla violenza, ma qui…. troppi riempimenti e descrizioni minuziose di violenza a mio parere inutili, noiose ed illegibili che non lasciano spazio al resto……..