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I giudizi sono sempre soggettivi. ma da chi recensisce per professione mi aspetto maggior sobrietá. Mi chiedo come possa, un critico affermato, incensare questo libro banale e scritto superficialmente, vendendocelo come il debutto rivelazione dell’anno. una storia debole che, fino alle ultime pagine, non si capisce neanche dove si svolga. gonfiato
Il libro ha diviso i lettori praticamente in due schiere: chi lo ha apprezzato e chi lo ha detestato. Non ci sono state vie di mezzo. A me è piaciuto, non sarà forse il libro dell’anno, ma è comunque un buon libro, pieno di continui cambiamenti. Del personaggio principale sappiamo solo che è uno scrittore famoso a livello internazionale, ma che non ha mai scritto nulla in vita sua: ha solo pubblicato opere della moglie. Sappiamo che ha avuto un’infanzia disagiata, è stato in un orfanotrofio e deve averne combinate di cotte e crude ma non sappiamo più niente da lì al momento in cui diventa famoso e ricco. E nel momento di massima fortuna mette incinta la sua editor e da quel momento deve uscirne senza danni: qualche verità e molte bugie lo aiuteranno.
Non ci sono dubbi che questo libro può considerarsi tra i migliori noir degli ultimi 10 anni. Appassionante ad ogni pagina , scritto benissimo ,originale e come tale insolito si distacca dalla banalità di troppi libri del genere a senso unico. Inoltre fa riflettere sul bene e sul male , dando a quest’ultimo un senso reale che fa comprendere come con esso si può anche convivere , al di là dei propri sensi di colpa.
Ciò che avvince in questo thriller è la sfida continua del protagonista alla verità. Vivere in un castello di bugie è diventato per lui la realtà e quando sarà costretto a disimpegnarsi in una gimcana di bugie lo farà con una naturalezza tale da piegare la sorte e uscirne indenne. Le persone che distrugge cadono spontaneamente nelle trappole da lui orchestrate e la fortuna, in maniera decisamente sorprendente, lo assiste sempre, il tutto senza un briciolo di rimorso da parte del fascinoso impostore. Rimane qualche buco nella trama, come l’accenno ad anni vissuti misteriosamente dopo la tragica scomparsa dei genitori e il periodo nell’orfanotrofio: vi si allude più volte e ci saremmo aspettati qualche spiegazione in coda è buona norma non lasciare nessun punto in sospeso nei romanzi. Piace chiudere con la bella frase spesso ripetuta, tratta da uno dei libri, scritti dalla moglie, di cui lui si attribuisce la paternità: «meglio sempre soli che mai