La virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro Scarica PDF EPUB

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La virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro

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Titolo: <strong>La virtù dell'elefante. La musica, i libri, gli amici e San Gennaro</strong></br></br>
Autore: <strong>Paolo Isotta</strong></br></br>
Editore: <strong>Marsilio</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2014</strong></br></br>
EAN: <strong>9788831719391</strong></br></br>

<p>Paolo Isotta è famoso pur non andando in televisione. È storico della musica e fa il critico musicale al "Corriere della Sera" ma è scrittore completo. Con questo libro fa una summa della sua esperienza umana, prima, artistica, poi. "La virtù dell'elefante" (che è quella di avere una mente robusta per sopportare una mole di sapienza) non è un'autobiografia perché non racconta la vita di Paolo Isotta secondo una sequenza cronologica: la sua vita discende dalla favola di Napoli e dei grandi personaggi, certo non solamente della musica, che egli ha incontrati. Senza aver letto questo libro è impossibile capire che cosa sia Napoli, città che si offre con aspetto lusinghiero e ingannevole, ingannevole nelle prospettive di gioia come nella querimonia perpetua. Qui un napoletano rivela che cosa si nasconda dietro la maschera. Paolo Isotta vive da quasi sessant'anni in simbiosi con la musica. Nessuno può oggi vantare un'esperienza umana e artistica pari alla sua. Così le sue memorie investono una lunghissima serie di colossi, della musica e della vita ne sono glorificati molti, e richiamati alla mente di un'età atta all'oblio alcuni falsi miti vengono sfatati. Anche tanti geniali, o non geniali, poveri cristi, di quelli che ogni giorno si arrampicano sugli specchi per sopravvivere e alcuni esseri furbissimi e cattivi: raccontano le memorie. E le memorie toccano tanto musica e compositori quanto interpreti e interpretazioni.</p>
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Etimologia del termine. La parola italiana libro deriva dal latino liber. Il vocabolo originariamente significava anche "corteccia", ma visto che era un materiale <br/>Il portale di RAI Cultura  In questa puntata di “Zettel Debate. Fare filosofia“ si parla del rapporto tra pubblico e privato in relazione a diritti, beni e 
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La «virtù» assedia e conquista il lettore pagina dopo pagina, perché è un profluvio incalzante, quanto mai vario per ritmo, accento e colore, impastato di una lingua magnifica, scolpita e cristallina, che accerchia, affascina e fa, entusiasticamente, capitolare. Non è opera di musicologia, né di storia della musica, né di critica musicale, benché l’autore padroneggi a perfezione le menzionate discipline. E’ opera di vita autentica, feconda, di giudizi personalissimi, di vicende esilaranti, di delicatissimi ricordi, di ricostruzione di una memoria necessaria a munirsi di visioni criticamente autentiche del mondo e dell’arte. Occorre avere spalle robuste per sostenere il sapore dei secoli passati. Questo libro irrobustisce tutta la nostra muscolatura intellettuale ed etica, sentimentale ed erotica. E non conta affatto il conoscere ciò che vi si racconta. Anzi, probabilmente, della messe di fatti, personaggi, opere, richiamata, il lettore saprà poco (visto che l’autore spazia da Virgilio a Eliot, da Scarlatti a Orff). Conta invece l’effetto: come tutte le grandi opere che nascono dal sapere e riconducono, reinventato, il sapere a beneficio dei lettori, «La virtù dell’elefante» suscita una passione vorticosa di sapere, una voracità incontenibile di ascoltare altra musica, di leggere altri versi, di contemplare altre opere, di ricercare nuovi corpi e amare nuove menti, e di ricordare, e nel ricordo vivere ciò che di nuovo arriva nella vita di ciascuno. D’altra parte, chi conosca Isotta non può non restare affascinato dalla incessante curiosità che egli nutre per le relazioni umane (quelle che, naturalmente, gli vanno a genio): egli, per adoperare le parole del Profeta Ezechiele, ha un cuore di carne. E così questo suo libro ha un cuore di carne, che palpita, ama, odia, soffre, esulta, si entusiasma, si accartoccia, si fa silente, grida, annaspa, affonda, risorge, e, strenuamente, difende le sue ragioni di vita. La luminosissima ultima pagina è infatti un inno alla carità

Senza tremori definisco questo un libro stupendamente libero sembra una forzatura ingenua, e invece è davvero l’impronta più degna e più giusta a sigillare questo colosso diaristico dentro il quale le arti e la personalità dell’autore, i suoi sprezzi, la sua sostanza interiore più scelta, le sue corde emotive più allineate, riescono a offrire completezza critica e passione sincera come poche altre volte capita di leggere. Sbalzati fra Ciakovskji e Totò, fra Malaparte e Flaubert, ci si perde in migliaia di rivoli, scossoni, pruriti, commozioni, dove il genio titolato e il genio sfavorito, anonimo, si urtano in un’identica adorazione da parte dell’autore. Non mancano ovviamente i fastidi, i disgusti, le stroncanti caricature verso il sopravvalutato. Nell’insieme un libro magnifico, una ventata di sincerità favolosa guarnita in una prosa senza veli.

La luce forte e diretta del Golfo di Napoli illumina questa raccolta di pensieri, valutazioni, storie legati al mondo della musica classica Italiana ed europea. La forte personalità dell’autore, mai incline al compromesso, guida il lettore alla scoperta ed alla riflessione sul percorso musicale con i suoi protagonisti, offrendo aneddoti e verità vissute. Lettura accattivante, fonte estesa di spunti per l’ascolto di musica sublime dal rinascimento al contemporaneo.

Politicamente scorretto, coltissimo, croccante. Da leggere assolutamente!

Tra le belle recensioni uscite su questo magnifico libro condivido in particolare quella recente di Diego Gabutti (su ‘Sette’ del 28.11.14): «Scritto con aristocratico, brioso disordine, ‘La virtù dell’elefante’ di Paolo Isotta mantiene (cosa rara) quel che promette… E’ un racconto senza regole… ed è un viaggio culturale e persino politico nel gran loggione italiano, eternamente vociante e sgarruffato. E’ una miniera di storie, di sentenze critiche, d’erudizione classicista, di riflessioni divertite sull’omosessualità propria e altrui, di professioni d’odio e di stima. E’ un magistrale e straordinario repertorio di ‘digressioni nelle digressioni’… E’ infine il rendiconto scapigliato ma esatto di un’esistenza spesa a perseguire senza distrazioni la felicità: il godimento estetico, l’esecuzione somma, la nota perfetta, l’amicizia verace». E’ in tutto questo che di certo s’annida ‘la virtù dell’elefante’. E il suo grande successo.