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Per valutare oggettivamente una ricerca bisogna considerarne anzitutto il fine. L’Autrice lo esplicita con chiarezza al termine dell’Introduzione (p. 12): «Riportare in vita il Medioevo, con sue storie segrete e nei suoi aspetti poco noti e curiosi, e stabilire un filo di connessione con il passato remoto, è l’umile scopo di questo libro». Si tratta dunque non di un manuale o di un saggio destinato agli specialisti, ma di un’opera di divulgazione. Direi che l’obbiettivo è stato pienamente raggiunto, grazie anche ad una felicità di scrittura capace di accostare in modo piano un largo pubblico ai molteplici aspetti della vita sociale, economica, religiosa e politica del Medioevo, esplorata fin nel quotidiano. La ricca aneddotica rende più accattivante la lettura e le note a piè di pagina sono sobrie, ma capaci di avvertire che l’impianto narrativo è sorretto da uno studio non superficiale delle fonti e della letteratura secondaria, come dimostra la corposa bibliografia finale. Se un appunto si può fare all’autrice è che talvolta il suo punto di vista di un odierno intellettuale laico «liberal» si sovrappone troppo immediatamente nella comprensione della mentalità e della spiritualità religiosa medievale, come a proposito del misticismo femminile valutato come semplice «mezzo» per conseguire l’emancipazione della donna (pp. 28 e ss.) o riguardo alla condanna ecclesiastica del suicidio, equiparato ad un «tabù» (p. 195), dimenticando che insegnamento costante del cristianesimo (non solo medievale!) è che la vita, essendo dono di Dio, non appartiene all’uomo e può essere solo «offerta» per amore. Se il lettore è disposto a scontare questo côté laicista si troverà comunque appagato (e divertito) da una panoramica a 360 gradi della civiltà medievale che invoglierà i più volonterosi a inoltrarsi nella conoscenza del Medioevo con ulteriori studi. Il che è appunto lo scopo perseguito dall’Autrice, divulgatrice giustamente apprezzata dell’«Età di Mezzo».