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Librerie. Una storia di commercio e passioni

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Titolo: <strong>Librerie. Una storia di commercio e passioni</strong></br></br>
Autore: <strong>Jorge Carrión</strong></br></br>
Editore: <strong>Garzanti Libri</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2015</strong></br></br>
EAN: <strong>9788811689188</strong></br></br>

<p><br><b>Un libro affascinante… Se ci fossero librerie al Polo Sud, non ho dubbi che Carrión le avrebbe visitate per dirci cosa leggono i pinguini. - Alberto Manguel</b><br><br> Dei libri come oggetti, come cose delle librerie come vestigia archeologiche delle vite e delle opere dei librai, stabili o ambulanti della lettura come ossessione e come follia, ma anche come pulsione inconscia o come impresa commerciale del mondo come libreria e della libreria come mondo delle librerie universali e delle mie librerie private: di tutto ciò parlerà questo libro, che non molto tempo fa se ne stava in una libreria, in una biblioteca o su uno scaffale di un amico e che ora, lettore, anche se forse soltanto temporaneamente, è entrato a far parte della tua personale biblioteca.</p>
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Libro, tutto considerato, inutile e noiosetto. L’ho acquistato credendo di trovare una specie di «storia delle librerie» (come sono nate, si sono sviluppate, come sono cambiate nel tempo col cambiare delle modalità di lettura, ad es.), magari insaporita da aneddoti e notizie attorno al libro come oggetto, alle librerie preferite di qualche autore famoso et similia. Niente (o poco) di tutto questo. In realtà il buon Carrion si barcamena tra storia, cronaca, viaggi ed elenchi di librerie da lui visitate -il che, capirete, non è che possa emozionare più che tanto-. E dato che così sarebbe difficile riempire circa trecento pagine, ha infiorettato il discorso con considerazioni di natura più ampia(potremmo dire di critica cultural-letteraria e di costume) non particolarmente originali, mettendo qui e là fotografie in bianco e nero di librerie e biglietti da visita delle stesse (!), quasi tutte sgranate e quasi «illeggibili» (…ma questo non è colpa sua, semmai della cattiva qualità di stampa). Leggendo sempre più svogliatamente, se non altro per piluccare qualche spunto di lettura o ri-lettura, mi sono pure ritrovato, a sostegno di non ricordo più quale idea dell’autore, la citazione, niente di meno, di un brano tratto da un «saggio» di Baricco di rara insulsaggine. Per fortuna quasi alla fine…