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Sono un appassionato della scrittrice svedese e ho letto tutti i suoi romanzi pubblicati in Italia, compresi i primi editi da Mondadori e solo in parte ripubblicati da Marsilio. La premessa è doverosa perché questo romanzo mi ha sorpreso. Ha sempre per protagonista la giornalista Annika Bengtzon, ma la trama rifugge dal genere poliziesco a cui ci ha abituato e lo definirei un romanzo d’avventura. Non c’è nessun assassino da scoprire questa volta: la vicenda riguarda l’estenuante trattativa per la liberazione di Thomas, il marito di Annika con il quale la giornalista si è appena riconciliata dopo una separazione. L’uomo, funzionario del ministero della Giustizia, viene rapito al confine fra Kenya e Somalia assieme agli altri membri di una delegazione internazionale da un gruppo di ribelli non bene identificato che pretende un esoso riscatto per il rilascio dei prigionieri. La Marklund ha compiuto un lavoro di documentazione enorme che traspare da ogni pagina del romanzo e si avvale qui di una tecnica narrativa per lei inedita. Il romanzo è costruito a paragrafi alternati: l’intreccio vero e proprio con Annika protagonista è raccontato in terza persona al passato, mentre le sensazioni di Thomas e il rapporto con i compagni di sventura e gli aguzzini sono narrati in prima persona al presente. Il tutto funziona e la narrazione procede spedita come fosse un giallo, anche se non lo è. Chi non conosce Annika troverà un personaggio estremamente realistico, con tutti i difetti propri degli esseri umani, e capace di un unico grande amore: quello per la propria professione. Il mondo della redazione giornalistica è come sempre sviscerato nel profondo e molto da vicino, perché la Marklund è lei stessa reporter professionista.
Buon thriller, storia particolare e di grande attualità l’attenzione è viva fino all’ultima riga.
Un buon giallo. L’attenzione è sempre alta, si vive la vicenda. C’è una buona dose di spettacolarità per la drammaticità degli eventi. Merita la lettura.
A differenza dei capitoli precedenti qui i personaggi perdono di veridicità mentre lei che si erge a paladina del comportamento irreprensibile cade in una losca tresca davvero incomprensibile.Storia fiacca senza colpi di scena intervallata da storie parallele che nascono e muoiono senza alcun apporto narrativo alla vicenda primaria.