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Vi sono Nobel per la Letteratura il cui unico merito è essersi atteggiato da bambino dell’asilo, «rielaborando» anche un linguaggio infantile, e c’è José Saramago. Benché agli antipodi dal suo pensiero su religione, Israele, libertà di satira (che non può essere solo a senso unico a tutela dei maomettani perché loro ammazzano anziché riderci sopra) e politica, questa prima lettura, scelta per il tema storico, mi ha affascinato. Testo non semplice, richiede impegno ed attenzione per la «difficoltà costruttiva» di ogni singola frase (per farlo assomigliare ad un memoriale dell’epoca), ha il peccato originale di gran parte dei romanzi storici: illudere che siamo tutti uguali («Il denaro non ha sempre lo stesso valore, al contrario degli uomini che valgono sempre uguale, tutto o niente» p.94), che uomini del popolo possano fare la Storia, mentre, in verità, essa è portata a compimento dai potenti, che inevitabilmente si scopre essere dietro anche agli illusori movimenti di popolo. «La verità serve sempre a qualche cosa»(p.18). Il potente qui è Giovanni V di Portogallo, la cui prima preoccupazione come ogni re (e che, nel passato, porto sovente ad «ira funesta che infiniti addusse lutti» all’umanità), è garantire la successione con un erede. Ecco la supplica a Dio e il Convento di Mafra per grazia ricevuta «non si può sempre aver tutto, quante volte chiedendo questo si ottiene quello, che sta qui il mistero delle orazioni, noi le lanciamo verso il cielo con un’intenzione che è nostra, ma loro si scelgono un cammino proprio»(p.59). Vi è poi una riflessione interessante sull’animo umano: «C’è chi ritiene che il ramoscello sia offerta di pace, quando è ben chiaro che si tratta del primo fuscello della futura catasta, o ti taglio o ti brucio»(p.164). Infine la storia di padre Bartolomeu Lourenço de Gusmão, misconosciuto costruttore di una vera macchina volante, e la storia d’amore di Baltasar e Blimunda, incerta, tragica, inutile. Prossima tappa «Il viaggio dell’elefante».
Memoriale del convento é un romanzo storico - oserei dire rigorosamente storico - in cui l’autore portoghese ha tuttavia inserito, con grande efficacia, anche un aspetto di fantasia, con la creazione di due personaggi, Baltasar e Blimunda, capaci di rappresentare in tutte le loro componenti la popolazione portoghese dell’epoca in cui é ambientato il libro. La vicenda è del tutto vera e riguarda la costruzione, avvenuta fra il 1713 e il 1730, del reale edificio di Mafra, costituito da un palazzo, da un convento e da una basilica di dimensioni tali da competere con quella di San Pietro. La descrizione di Saramago è encomiabile e finisce con il diventare la narrazione di un’epopea, un ritratto fedele di un Portogallo dominato dalla religione, oppresso dall’Inquisizione, in cui i richiami alla morte non sono solo figurativi. L’ambientazione storica è di tutto rilievo, ma Saramago non si accontenta di tracciare per il lettore una linea in cui giustamente porre un regime oppressivo e nefasto, ma aspira anche a dare chiare indicazioni di ciò che può essere il concetto di bene, dissimile ovviamente da quello della Chiesa, che si definisce bene assoluto, in perenne lotta contro il male, rappresentato da chi ad essa non si sottomette. Ed ecco allora le figure di fantasia di cui ho cennato, cioè di Baltasar e Blimunda, fra cui sboccia l’amore, un amore che trova nelle loro diversità (lui soldato privo di una mano, lei figlia di una strega) il miracolo di una parentesi di Paradiso in una terra d’inferno. Se pur il romanzo in alcune pagine può risultare greve, tuttavia per qualità e contenuti si conferma l’opera di un maestro indiscusso ed è proprio per questo che la lettura non può che essere vivamente raccomandata.
Adoro i libri storici in cui sono inseriti personaggi inventati. E questo è uno splendido esempio di come si può raccontare un pezzo di storia portoghese, dagli inizi del 1700 al 1739, mischiando realtà e fantasia. Tutto è reale tranne i due personaggi Baltasar e Blimunda. Ma attraverso di loro ci viene offerta la possibilità di gettare uno sguardo sulla società portoghese di quell’epoca. Ed intorno a loro si muovono i personaggi reali, che la Storia l’hanno fatta. Il re e la sua corte, con i suoi intrighi, la sua corruzione. Il Sant’Uffizio, con la sua potenza che arriva ad influenzare la persona del re. Padre Lourenco, anima libera che accanto alla attività ecclesiastica progetta il primo pallone aerostatico, ben prima dei fratelli Montgolfier, ed in seguito una macchina che gli permetterà di volare, il cosiddetto uccellaccio. Il musicista Domenico Scarlatti, al servizio del re. Reale è anche la costruzione del convento di Mafra, che nelle intenzioni di re Giorgio V doveva essere la San Pietro portoghese. Veri sono tutti gli uomini morti per la sua edificazione e veri sono tutti gli uomini messi al rogo dal Sant’Uffizio con ogni sorta di accusa. Un libro sicuramente interessante anche se assolutamente non facile, soprattutto la prima parte. L’ho trovato molto ironico, naturalmente sappiamo come Saramago la pensi riguardo alla Chiesa cattolica…ed al linguaggio comune alterna molto spesso un linguaggio di non facile comprensione. Nel complesso quindi un ottimo libro, ben documentato ed interessante. Uno spaccato di un’epoca non facile per le continue guerre tra Spagna e Portogallo e per l’esorbitante potere esercitato dalla Chiesa.
Mi sono innamorato di questo libro già dopo poche pagine, un po’ perchè mi piacciono le storie del passato dove la fantasia si mescola con la storia. Siamo nel 1700 , l’inquisizione detta le norme di una vita già abbastanza misera per mancanza di benessere e di risposte: mentre i personaggi sono spinti da un capo all’altro del Portogallo affamati da pane e da potere, Saramago li sfrutta come ambiente ideale da cui far sorgere digressioni sul significato della parola, sul ruolo di Dio, sul senso del destino, sull’ambizione e sull’amore umano. Personaggi in bilico tra spirito e corpo, tra riso e tragedia. Blimunda, amante del monco Baltasar, e capace di vedere attraverso la materia, rappresenta l’ardita alternativa alla sottomessa società portoghese: lei vede ciò che nessuno vede, ma solo quando è digiuna, ovvero quando è libera da ciò che il mondo offre. Padre Bartolomeu, sempre teso verso il cielo. I due amanti, che vedono la realtà come una proiezione del loro essere insieme.