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E’ davvero agghiacciante il numero di errori di stampa (di grammatica, di logica, etc) che ho incontrato in questo libro. Circa una trentina. Su meno di 200 pagine. Il peggiore è stato un «se avrebbe fatto»… io mi chiedo chi sia stato l’assassino che ha permesso di mandare in stampa un libro tradotto così… ma cosa si era fumato??? ed è un peccato, perchè la storia è anche carina… ma in un libro che viene stampato in migliaia di copie, la forma è ESSENZIALE. E qui, purtroppo, NCS: non ci siamo. Il mio voto è una media tra la storia (4) e il lavoro dell’editore (0). Mi auguro che le future edizioni siano più curate, chiedo solo che sia scritto in un italiano corretto!
Decisamente uno dei miei romanzi darkoviani preferiti insieme all «Torre Proibita» e al ciclo di Marguerida Alton. Mi dispiace solo che MZB non abbia mai scritto nulla che collegasse questo romanzo alla «Signora delle tempeste». Le raccolte di racconti sono belle ma non rendono a sufficienza.
Non l’ho trovato così entusiasmante come altri romanzi della serie che ho letto, tuttavia è importante leggerlo per capire alcune dinamiche del mondo di Darkover. Non dico che sia imperdibile, ma lo consiglio a chi apprezza MZB, anche se ha scritto di meglio.
Il primo libro del ciclo di Darkober è un miscuglio di fantascienza e fantasy ed è imperniato su un interessante quesito: come può una società tecnologica e spaziale diventare una società feudale che fa ricorso della magia (o meglio dei potesi mentali?). Da notare che il romanzo fu scritto dopo quello che prefigurava la fine del ciclo («Il ribelle di Thendara») ed è come uno scritto a posteriori di spiegazione del humus sul quale Darkover si è fondato. Ritroviamo alcuni nomi che poi diveranno quelli di alcune casate minori, un primo incontro con i chieri e le gemme matrici. Un buon romanzo di fantascienza che rientra nella norma del genere, un medio romanzo per gli standard al quale ci si abitua presto leggendo MZB. Malinconico e a tratti poetico il finale.