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Sintesi estrema: mi aspettavo di più. Non è facile trattare alcuni temi, lo riconosco. Però, soprattutto nella prima metà del volume, si finisce in uno stile, a mio avviso, abbastanza banale. Nella seconda parte, invece, l’autrice si rifa ed il libro torna ad avere un buon respiro. Il voto è una media tra un 2/5 per la prima parte ed un 3-4/5 per la seconda.
Un libro da leggere sospendendo ogni giudizio,e non è facile. Sconsigliatissimo a chi deve ancora diventare madre o a chi ha in programma una gravidanza. Indimenticabile l’immagine del bambino che smette di muoversi dopo l’iniezione.Purtroppo una vera esecuzione.L’autrice non lesina alcun particolare e io,pur non piangendo,ho sofferto troppo con e per Lorenzo,il bambino mai nato. Una strana storia che può avere diverse letture ma la domanda che pone,a mio avviso,è se esista un tipo di esistenza da evitare di vivere. Non ho risposta ma il libro mi ha fatto riflettere.
Romanzo che si legge in un attimo.Linguaggio scorrevole e leggero nonostante il peso dell’argomento trattato…sembri davvero che ogni singola parola sia stata messa al posto giusto, proprio dove doveva essere!forte, ma sensibile allo stesso tempo. Bello il finale, era quello che speravo,anche perché se fosse stato diverso sarebbe risultato un romanzo dal messaggio pessimista e il risultato sarebbe stato completamente diverso.
Poiché, come la maggior parte della gente nella vita ho pianto troppo, oggi, sulle lacrime versate, scrivo e leggo libri che strappano il sorriso, meglio ancora la risata. Tuttavia «Nessuno sa di noi» (Giunti) di Simona Sparaco - un libro meritevole sia per scrittura che per onestà intellettuale e trama - l’ho scelto come fosse un rimedio omeopatico. Ancorché la maggior parte delle donne conoscano l’esperienza di «lutto prenatale