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il libro inizia con una erezione spiata da una finestra aperta. di chi sarà? di chi non sara’? si chiede l’autrice a più riprese durante il libro. alla noia di questo quesito si aggiungono rapporti sessuali compulsivi ripetuti in fotocopia. l’amore presuppone un linguaggio ricco , vario, che viene dall’anima,qui sembra di assistere a un corso di ginnastica: UN DUE, UN DUE Pregio dell’autrice è di conoscere bene Roma o per lo meno certe zone dei dintorni di Via Nazionale che io , amando molto, ho avuto la sensazione di percorrere dalla mia poltrona. Alcuni spunti che potevano essere interessanti- la guerra- la povertà e il silenzio nella casa di Olga, che chiede quindi amore, la giovinezza della madre di Ettore, sono massacrati da uno stile povero. nota piacevole, la scrittrice preferisce Ettore a Ulisse, molte donne non amano Ulisse, il famoso mito di Ulisse. Mi dispiace anche lo sfoggio di cultura musicale, in realtà assai povera dell’autrice, mi è sembrato un voglio e non posso. I personaggi del Girasole , poi, tutti nevrotici, e privi di anima come certi personaggi contemporanei. Raffazzonato l’argomento dei senza documenti, buttato lì perché è giusto parlarne. Ogni tanto, sgomento, guardavo la foto dell’autrice- un foto triste, un viso segnato, stanco, stanco come questo libro, che andrebbe buttato giu’ e ricostruito, e riscritto con attenzione e passione, tagliando sudori e misteriose erezioni. Mi dispiace, non è mai bello stroncare un libro.
libro serioso probabilmente ben costruito ma senza un minimo di slancio vitale non leggerò più Elisabetta Rasy
Adesso ho finito di leggerlo, con molta fatica mi dispiace questo è un libro antipatico e un pò banale Elisabeta Rasy di sesso non dovrebbe parlare, e me ne duole perchè penso che sia una donna sensibile, Ma ne parla in modo tanto ordinario e ripetitivo. speravo meglio, è pieno di luoghi comuni questo libro a cominciare delle descrizioni delle case, dell’abbigliamento dei personaggi, dalle storie dei fotoromanzi e dei rapporti uomo donna sono delusa e un pochino infastidita, è un dejà vu e ahimè revu
per gli uomini è sempre la solita introspezione.