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scrittura veramente elementare,credo,che non arriverò a finire di leggerlo e poi quanti stilemi frusti…(personaggio femminile all inizio che viene scoperta con personaggio famoso sulle pagine di un rotocalco,mah!)
La storia poteva essere carina, così come la descrizione minuziosa dei personaggi che la percorrevano, quello che proprio mi ha delusa è la scontatezza , l’assenza totale di colpi di scena, un mortorio terrificante, personaggi che all’inizio erano protagonisti della vicenda , completamente dimenticati in finale e mai più nominati. Un lettore ci rimane male,un lettore si affeziona ai personaggi di un romanzo per cui vuole sapere non solo il destino del protagonista ma almeno intuire quello dei personaggi a lui vicini. No , francamente mi ha deluso un po’.
Non avevo mai letto niente di Mattia Signorini e comprai «Ora» dopo avere visto e sentito lo stesso autore che parlava del proprio libro in una trasmissione televisiva. Ed evidentemente il giovane scrittore veneto è molto più bravo e convincente nel parlare che nello scrivere. Non che Signorini non sappia scrivere, ma questo romanzo manca degli elementi che un buon romanzo deve avere, a cominciare dall’ispirazione, come se Signorini, al pari del suo protagonista, l’avesse scritto per tenere fede alle promesse fatte al proprio agente e per riscuotere i sostanziosi anticipi dell’editore. Manca poi la necessità, nel senso che si avverte un procedere forzato e difficoltoso, che si divincola ad ogni passo dall’impantanamento, grazie all’inserimento di personaggi inutili e di maniera. La narrativa italiana deve essere proprio messa male, se un editore importante come Marsilio pubblica un romanzo come questo.
mi pare giusto che l’adolescenza e i relativi ricordi siano importanti, anzi - molto importanti. per cui il romanzo tutto rimpianti, frasi non dette, chiarimenti non avvenuti alla fin fine é una scelta sicura, come ci dimostrano i vari Brizzi, Culicchia, Frascella. qui c’é molta sinceritá nella descrizione della provincia, tantissimo affetto nel descrivere quei personaggi strambi o fin troppo normali che proprio non sanno andare via dal paese, restano lí… e per questo il libro ti verrebbe da promuoverlo ma poi ci sono metafore risapute, storie che sai giá come vanno a finire e ti chiedi cosa abbia di particolare questo romanzo, roba che «Jack Frusciante» di Brizzi se lo mangia e lo digerisce con facilitá. insomma gradevole magari, ma anche tanto leggero, e ordinario…