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E’ filosofia, e a me la filosofia non piace. Ma è una raccolta di scritti chiari, che ti fanno voler bene a questo grande uomo eclettico e scomodissimo. Condivido in pieno le sue posizioni , ma questo è secondario, e apprezzo soprattutto come riesca, a fronte di argomenti tanto elevati, a portare spesso la discussione sul piano pratico e quotidiano.
In uno degli articoli Russell riprende i tradizionali argomenti a sostegno dell’esistenza di Dio e li smonta uno per uno, in maniera molto pacata e lucida, come è tipico del suo stile. Se qualcuno, infatti, cercasse nelle parole di Bertrand Russell la benzina per incendiare la sua furia teoclastica non troverebbe granché: Russell non è Nietzsche, non scrive con animo gonfio di passione, ma è molto britannico nel suo ragionare. Si ha sempre l’impressione di avere a che fare con uno spirito fermo nella sua condanna del cristianesimo, ma mai inutilmente esacerbato. In realtà io mi sono lasciato da tempo alle spalle qualsiasi discussione sull’esistenza di Dio: non credo che esista, non regolo la mia vita su un concetto elaborato dalla mente umana e, al limite, mi stupisco che ci sia gente che creda a quelle che, per me, sono vere e proprie assurdità. Ma riconosco a ciascuno la libertà di credere in ciò che vuole e di aggrapparsi a qualsiasi consolazione ritenga necessaria per sopravvivere. La parte, invece, che trovo più interessante dei vari capitoli del testo di Russell è quella politica, che analizza gli effetti della religione sulla vita sociale e sull’etica, quando questa si fonda, con pretesa universalistica, su una religione che si suppone (e si impone) condivisa dagli appartenenti a un certo corpo sociale. La «fede» di alcuni, quando si pretende valida per tutti, genera inevitabilmente potere e crea strutture di potere: «Non appena le asserzioni di una determinata persona - scrive Russell - divengono verità assolute, c’è tutta una schiera di esperti che, infallibilmente, diventano potenti perché dicono di possedere la chiave della verità, e, come tutte le caste privilegiate, sfruttano il potere a proprio vantaggio. Siccome, poi, il loro compito è la diffusione della verità immutabile e assoluta, diventano necessariamente contrari a qualsiasi progresso intellettuale e morale».
Libro intenso e divertente soprattutto nell’ultima parte. Pensatore eccellente che si pone in una posizione critica con il sentimento religioso oltre che con il pensiero cristiano. Amante del sapere, uomo di ingegno si potrebbe considerare. Per ridere un po’ delle tragedie del contrasto tra i dogmatismi e le libertà del pensiero, consiglio di leggere attentamente l’Appendice di Paul Edwards che fa immaginare quanto il voler limitare la libertà sia illogico ma possibile. E’ più facile parlare in nome di Dio che parlare in nome proprio!!!
Libro davvero spettacolare, da spedire in tutte le scuole e da far leggere ai bambini,a i ragazzi e agli adulti. Comunque Russel era agnostico, non ateo.