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Molto bello, coinvolgente, crudo e crudele, ma molto, molto realistico. Un po’ forte nel linguaggio, ma l’Autrice ha usato appositamente termini di questo genere per rendere meglio i sentimenti dei protagonisti, e quindi non mi e’ sembrata esagerata in questo. Importante ed interessante la tematica affrontata (l’alcolismo), con un messaggio di fondo bellissimo e condivisibile, contenuto in questa frase: «Oggi so che non esiste nessuno che ha il potere di farmi del male se non voglio farmene io da sola».
Il linguaggio è a volte troppo blasfermo, imprecante, crudo….difficile da digerire e leggere…..però trovo che l’orrendo tema che è andato a trattare l’autrice, quello dell’alcolismo, abbia restituito al lettore la vera immagine di quanto forte sia questa dipendenza, di quanto irrimidiabilmente la propria vita si avvii inesorabilmente verso l’autodistruzione una volta imboccato l’oscuro tunnel dell’alcol. Accanto alla narrazione degli effetti deliranti prodotti da questo tipo di droga, di cui poco si parla ma che tante, forse troppe, vittime da sempre miete, esiste la speranza di farcela, la possibilità di ricostruirsi una identità, che seppur segnata e conscia dalla circostanza che l’alcolismo è sempre una minaccia presente e che non ci si potrà mai più definirsi non bevitori ma soltanto bevitori non attivi, ti restituisce sentimenti di speranza e possibilità che passano indissolubilmente attraverso l’espressione più pura e vera dell’amicizia, quella di Fred prima e quella dei compagni di avventura nella clinica Olliver poi….. insomma un libro che fa riflettere e pensare…..forse proverò a leggere ancora qualcosa di questa autrice.
ma dove e’ finita la campo di «mai sentita cosi’ bene»? ridatemela. non c’e’ piu’ gusto…..
Con tanta esperienza da scrittrice sulle spalle mi sembra strano che non si sia accorta che non è con la volgarità del linguaggio che si passano la rabbia e il furore dentro. La trama mi interessava tanto ma non so quanto mi resterà. Peccato