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Magari non sarà il miglior romanzo di fantascienza italiano uscito negli ultimi tempi, come proclama entusiasticamente «Maria
Un romanzo «semplice» ma di assoluta efficacia. Agile e veloce, l’autore più che a Collodi mi pare ispirato a Paul Auster. Certo, la meta è ambiziosa, ma forse anche nella fantascienza italiana qualcosa riesce a muoversi, basta un po’ di coraggio.
Il romanzo non convince. Nè il tema ecologico (assolutamente pretestuoso), nè la riflessione sulla paternità, nè la suggestione sui possibili sviluppu futuri dell’umanità risultano questioni efficacemente poste a tema dall’autore. Debole e confuso pure il riferimento a Collodi: all’inizio l’analogia più convincente sembra tra Geppetto e Angelo (che si trova tra le mani il suo «pezzo di legno») verso il finale il nostro Angelo si ritrova più nel Pinocchio capace di dare la vita per chi ama e perciò per coloro di cui è divenuto responsabile. Il fatto che gli altri personaggi collodiani (Fata, Mangiafuoco, Grillo…) siano esplicitamente proposti dimostra quanto da soli non siano in grado di svelarsi. La narrazione scade nettamente quando la Verità è narrata da Scipione ad Angelo. Mi viene un paragone ardito con «La strada» di McCarthy: là la distruzione del mondo è evocata terribilmente e soffoca ogni speranza, qui la realtà presente è didascalicamente spiegata per far tornare i conti della storia. Peccato. Finale prevedibile. Ammetto una facile piacevole godibilità nella lettura, ma poco altro.
A mio modestissimo parere è il miglior romanzo di fantascienza italiano uscito negli ultimi tempi. Particolarmente convincente la scrittura e la costruzione dei personaggi. Considerata l’approssimazione di molti romanzi di genere fantastico (nota di demerito per molti giovani autori fantasy, dalla scrittura davvero modesta), qui siamo decisamente su un altro livello. Verificare le recensioni in rete per credere. Maria