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Raccontare, resistere. Conversazioni con Bruno Arpaia

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Titolo: <strong>Raccontare, resistere. Conversazioni con Bruno Arpaia</strong></br></br>
Autore: <strong>Luis Sepúlveda,Bruno Arpaia</strong></br></br>
Editore: <strong>TEA</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2003</strong></br></br>
EAN: <strong>9788850204205</strong></br></br>

<p>Sepúlveda racconta il lato più avventuroso e intimo della sua vita: gli amici, gli incontri con i grandi scrittori come Francisco Coloane e Osvaldo Soriano, i momenti condivisi con i compagni, Hernan Rivera Letelier, Mario Delgado Aparain, Mempo Giardinelli e Mario Benedetti. Rivive i festival letterari, le occasioni di incontro pubbliche e private, sullo sfondo dei luoghi dove il suo "gruppo" è solito ritrovarsi: da Parigi a Santiago del Cile, da Gijon a Guadalajara, da Roma alle tante province italiane. E lo fa conversando con Bruno Arpaia, egli stesso scrittore e conoscitore della letteratura sudamericana.</p>
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Luis Sepúlveda (Ovalle, 4 ottobre 1949) è uno scrittore, giornalista, sceneggiatore, regista e attivista cileno naturalizzato francese. Nato in Cile, Sepúlveda ha <br/>Home. Tesine. Relazioni. Riassunti. Temi. Italiano. Latino. Storia. Matematica. Ecdl. Forum maturità. Scienze. Inglese. Economia. Informatica. Università . Esami stato
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«L’ utopia è come l’ orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L’ orizzonte è irraggiungibile. E allora a cosa serve l’ utopia? A questo: serve per continuare a camminare.» Il libro è un’ intensa conversazione tra Bruno Arpaia e Luis Sepulveda, in cui si spazia dalla letteratura alla politica, dalla filosofia alla sociologia. Sepulveda esprime una grande saggezza, uno spirito critico figlio dell’ esilio, dello studio dell’ Uomo e forse dell’ ancestrale passione per la vita che caratterizza l’ America Latina. Mi ha colpito un bellissimo concetto di Sud: «Esiste un Sud geografico ed esiste un Sud dell’ anima. C’è una parte del corpo che invecchia prima, no?, ed è quella superiore, mentre quella inferiore conserva il suo vigore per un tempo più lungo. Nel mondo succede più o meno la stessa cosa. Il Nord è stanco. Il Nord ha mangiato con avidità, mentre il Sud faceva la fame. Il Nord non ha capito che forse dividendo il cibo con il Sud l’ intero organismo sarebbe rimasto sano. Così il Sud è stato considerato da molti come un’ ultima possibilità quando si fossero esaurite le potenzialità del Nord, una specie di ultima ratio. Eppure, il Sud a suo modo è cresciuto, si è sviluppato, ha prodotto una sua cultura, una sua attitudine mentale ed emotiva. Al Sud è ancora viva una necessità di prossimità mentre al Nord, per scaldarsi, si poteva usare il carbone che si portava via dal Sud, al Sud si preferiva abbracciarsi per avere il calore che mancava. Così nel Sud è rimasto vivo qualcosa che al Nord è sparito: in quell’ abbraccio gli uomini continuano a parlarsi. Diceva Juan Gelman: Il sud genera risposte senza preoccuparsi se le domande siano quelle giuste.»

Sinceramente l’ho trovato un libro molto bello e intimo.La visione della politica di Sepulveda,anche se si capiva dai precedenti lavori,è chiara come è chiaro il suo impegno ambientalista.La visione di una sinistra che ha perso,secondo me,è giusta ma questa critica non è un epitaffio anzi tutta l’intervista è uno stimolo alle nuove generazioni di chiedere sempre di più a chi ci governa.Purtroppo a tutt’oggi i Grandi pensano solo alla guerra e non ad uno sviluppo sostenibile.

«Quando vivi intensamente, capisci presto che la cosa più facile, più normale, è il fallimento. Però solo dai fallimenti ricavi una vera lezione». Altro da aggiungere? Un capolavoro, assolutamente imperdibile.

Non è un romanzo, ma un’intervista che scopre il «Sepulveda complete»: lo scrittore, il militante, il profugo, l’essere sociale. Inevitabilmente il giudizio dipende dai gusti del lettore - se chi legge è un militante di Forza Italia la distruzione è assicurata. A me lui, Luis, risulta simpatico, specialmente quando racconta dei casini che ha fatto scoppiare. La sua politica - evidentemente condivisa da Bruno Arpaia - invece mi urta (senza essere forzista). Mi irrita ad esempio che la sinistra abbia, nel loro giudizio, perso le capacità di proposta con la caduta del Muro: se anche prima la proposta era quella, meglio lasciar perdere. Mi irrita che tutte le speranze stiano col popolo di Puerto Alegre: lo sviluppo economico non è tutto, ma quando il progresso si misura in calorie serve, eccome. E mi urta in generale l’attitudine di entrambi alla retorica e a guardarsi l’ombelico. Francamente anche la parte letteraria mi sembra riduttiva, con questo concetto che il romanzo deve essere basato su una bella storia coinvolgente. Sia chiaro, io sono così, preferisco l’Isola del Tesoro alla Veglia di Finnegan o alla Montagna Incantata, ma restringere così la letteratura mi mette a disagio. Ma comunque … il tentativo l’ho fatto. Non ci ho trovato granché che mi piaccia, ma almeno ho pensato un po’. Naturalmente gli ambientalisti troveranno tesi che piacciono. Ma non considero questo un buon motivo per leggere un libro: e questo francamente lo sconsiglio.

Semplicemente… un vero e proprio capolavoro! Imperdibile!