Radical chic. Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto Scarica PDF EPUB

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Radical chic. Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto

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Titolo: <strong>Radical chic. Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto</strong></br></br>
Autore: <strong>Tom Wolfe</strong></br></br>
Editore: <strong>Castelvecchi</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2014</strong></br></br>
EAN: <strong>9788868264697</strong></br></br>

<p>Radical Chic" è il tagliente articolo in cui Tom Wolfe descrive il curioso fenomeno sociale, sorto alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti, del corteggiamento da parte dell'élite newyorkese di ogni possibile rivoluzionario radicale, dagli antimilitaristi agli hippy psichedelici. L'occasione che ispirò a Wolfe la celebre definizione "Radical Chic" fu il ricevimento organizzato a Manhattan il 14 gennaio 1970 da Felicia Bernstein, moglie del compositore e direttore d'orchestra Léonard, per sostenere la causa del gruppo rivoluzionario marxista-leninista delle Pantere Nere. La serata si svolse nell'attico di tredici stanze che i Bernstein possedevano a Park Avenue, e Wolfe ne scrisse un ampio e caustico resoconto intitolato "These Radical Chic Evenings", pubblicato nel mese di giugno sul "New York Magazine". Confluito in un secondo momento nel libro "Radical chic & Mau-Mauing the Flak Catchen", il testo è una satira irresistibile della buona coscienza progressista, che oggi come allora non resiste alla tentazione di unire benessere materiale e retorica rivoluzionaria.</p>
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<strong>Radical chic</strong> è un'espressione idiomatica mutuata dall'inglese per definire gli appartenenti alla borghesia che per vari motivi (seguire la moda, esibizionismo o per <br/>Etimologia del termine. La parola italiana libro deriva dal latino liber. Il vocabolo originariamente significava anche "corteccia", ma visto che era un materiale 
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Sagace e feroce critica all’alta (anzi stra alta visto che siamo a Manhattan) borghesia neworkese, Wolfe mette alla berlina le ipocrisie dei benpensanti riformisti anni 70…davvero divertente e sempre attualissimo, da leggere e rileggere!

Bel regalo al pubblico italiano quello dell’editore Castelvecchi, che propone il famoso saggio del 1970, “Radical Chic”. Tom Wolfe sollevò un gran putiferio dalle pagine del New York Magazine con questo attacco corrosivo e divertentissimo alla società benestante e progressista della Upper Manhattan. Oggetto dell’ironia di Wolfe, che sarebbe stato investito dalle critiche dell’establishment letterario e intellettuale, quella moda che si andava diffondendo a fine anni sessanta negli ambienti colti e raffinati newyorkesi, e che portò personaggi come Leonard Bernstein ad organizzare nel suo duplex di Park Avenue un party (“Una riunione!” sarebbe insorto il grande compositore e direttore d’orchestra) a cui avrebbero partecipato, oltre ai soliti noti dell’elite, un gruppo di agguerrite e fichissime Black Panthrs. Nasce così – da eventi come l’episodio scelto e mirabilmente descritto da Wolfe - il radical chic, termine poi entrato nell’uso comune per identificare un bianco benestante, con idee liberali e di sinistra, che subisce il fascino di rivoluzionari radicali ammantati di romanticismo che li invita nel suo salotto ad una serata mondana per conoscere i problemi della strada e per raccogliere fondi rigorosamente “non deducibili fiscalmente” che poi, davanti all’insorgere delle polemiche, li scarica per tornare alla più innocua lotta per la difesa dei diritti degli animali. Il tema, quasi inutile dirlo, è ancor oggi attualissimo. A “Radical Chic” si accompagna anche il coevo e altrettanto divertente “Mau-mauizzando i Parapalle”, in cui Wolfe prende di mira i rapporti tra le minoranze militanti dei quartieri poveri di San Francisco e la burocrazia negli anni del Programma Povertà del governo.