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Dissento. Che Desmond Young nutrisse una ammirazione smodata per la Volpe del Deserto è palese. Ma considerare un classico come un’agiografia strumentale non mi sembra corretto. Intanto Rommel nell’immaginario inglese aveva sempre avuto un ruolo speciale, ulteriormente accentuato dalla «scoperta» delle sue posizioni «antinaziste» fino al suicidio coatto. Ma in ogni caso rappresentava quel personaggio competente e carismatico lontano chilometri dalla classica figura del «generalissimo» e che poteva avere solo in Patton (altro personaggio assai discusso) un contraltare in campo alleato. Questo volume è ben scritto, scorrevole come un romanzo e non come un barboso testo di storia, popolato da figure assai vive e discretamente aderente all’interpretazine storica dell’epoca (ovvero di quasi 60 anni fa). Rileggerlo oggi tralasciando quest’aspetto come se fosse un condensato di «verità storiche» è riduttivo e inappropriato. Se cercate una buona «storia di guerra» non perdetevelo.
Illeggibile e datato (1950) libro agiografico su Rommel. E’ frutto del suo tempo e cioé di trovare degli «eroi» per la macchina militare tedesca da riproporre al ri-nascente esercito della Germania dell’Ovest. Nel frattempo sono apparsi studi ben più seri su Rommel, più che il lavoro di uno storico sembra quello di un agiografo. Oltre a ciò l’autore riprende in toto tutti i più biechi cliché della propaganda anglo-americana sul ruolo degli italiani in nord-africa. Leggetevi i lavori di Irving o Fraser, sono sicuramente migliori. Non prende il voto più basso solo perché quando avevo 11 anni è stato il primo libro che ho comperato con i miei soldini. Ah il ricordo.