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Mi e’ capitato in mano per caso, un’amica in vacanza me l’ha proposto perche’ era rimasto a casa dimenticato dal precedente affittuario. Mi ha incuriosito la copertina e ho deciso di non iniziare quello che mi ero portato e prendere in considerazione Mons. Ho fatto questa piccola premessa perche’ da un libro da cui non ti aspetti nulla forse e’ piu’ facile tirar fuori un giudizio obbiettivo. Se devo esser sincero non mi e’totalmente dispiaciuto, anche se ho avuto la sensazione che alla fine mancasse l’idea per il colpo di scena finale. Buona presenza dei personaggi sia diretti con la trama che di contorno alla stessa. Diciamo buona lettura ma non la consiglio, soprattutto se avete qualche problema a memorizzare i cognomi svedesi -)
Vi piacciono i libri di Maj-Wahlöö? Allora questo libro fa per voi, Kallentoft è il loro vero erede, molto più di altri strombazzati (e pur bravi, per carità…) autori nordici. Da segnalare anche uno stile di scrittura di grande originalità e robustezza, che proietta questo romanzo ben al di là dei confini di «genere».
Più che un thriller lo definirei un dramma della solitudine, della disperazione e del freddo. In una Svezia così lontana da quella pulita e perfettina di Stieg Larsson (anche se Linkoping sulla cartina è a meta strada da Stoccolma e Goteborg) si muovono personaggi tutti molto originali, in lotta con l’alcoolismo, la disoccupazione, i genitori, i problemi dell’adolescenza ecc. Molto ben scritto e, penso, ben tradotto. Ho scritto a Jenni per avvisarmi quando uscirà il prossimo di Kallentoft. Da leggere sotto l’ombrellone con quaranta gradi di temperatura!
Mentre leggevo pensavo ad una sola cosa: freddo, neve, gelo, ghiaccio…ed era Agosto… Un romanzo veramente congelato, secco come neve ghiacciata, con ambientazione glaciali e una trama da brivido, dove si scoprono le storie segrete di (apparentemente) tranquille famiglie svedesi. Non è sicuramente un romanzo d’azione travolgente ed esplosiva, ma la poca azione che c’è compare all’improvviso e il lettore si ritrova immerso in situazioni pericolose e di stallo. Mi è piaciuta anche la caratterizzazione della protagonista: la sua incredibile solitudine e il suo modo di confrontarsi con la figlia nella quotidianità della vita di tutti i giorni, cercando di mantenere quel sottile velo di separazione tra detective e mamma, senza però riuscirci e il lavoro sfora nella vita privata sempre più spesso. Bello il ruolo dei comprimari, che agiscono come personaggi veri e propri (e non solo come comprimari), contribuendo alle indagini e avendo anche idee e illuminazioni fondamentali per il caso (soprattutto il personaggio di Zeke mi è piaciuto molto). Consigliato sicuramente a chi apprezza i thriller con trame macabre e noir. Voto 8 ½