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Sangue su Roma è il primo romanzo della serie che Steven Saylor ha incentrato e dedicato alla capitale del mondo Roma sub Rosa. Una serie lunghissima che purtroppo l’editrice Nord ha deciso di sospendere dopo la pubblicazione del quinto romanzo per una accoglienza non proprio trionfale da parte dei lettori italiani. Sembra paradossale che una serie ambientata nell’antica Roma abbia goduto di così poco riscontro proprio nel nostro paese, ma al di là delle considerazioni di natura editoriale, questo primo romanzo ha il grande merito di presentare, descrivere e far rivivere la Roma all’epoca di un Lucio Cornelio Silla ormai in declino e di un giovane emergente oratore, Marco Tullio Cicerone, qui impegnato nel suo primo processo in difesa di Sesto Roscio di Ameria, accusato del più orrendo crimine che un uomo potesse commettere: il parricidio. Un caso non particolarmente complesso, ma ben narrato e raramente stancante. Il mystery è un pretesto per narrare la nascita dell’Orazio Pro Sexto Roscio Amerino, inserendola nel vivido contesto storico-politico di Roma nell’80 a.c., una città sporca, lurida, corrotta e pericolosa, dove anche la figura di Gordiano il Cercatore corre seri rischi di non uscirne vivo. I personaggi sono tutti altamente credibili e ben caratterizzati, dai protagonisti alle comparse, tanto che li si ricorda tutti con più o meno piacere (vedi Crisogono, Magno e Capito). Non manca qualche scena spinta con protagoniste Roscia maggiore e Bethesda, qualche momento di commozione e un buon colpo di scena finale. Il giallo che accompagna l’affresco storico è gradevole ma sostanzialmente prevedibile. La forza del romanzo sta tutta nella descrizione di luoghi e di figure di spicco della politica e dell’avvocatura dell’epoca come anche delle tradizioni e delle usanze. Si impara piacevolmente una pagina importante di storia antica ed è questo ciò che il romanzo lascia al termine della lettura. Un grande merito dell’autore. Leggerò certamente il prossimo capitolo
Sangue su Roma è il primo romanzo della serie che Steven Saylor ha incentrato e dedicato alla capitale del mondo Roma sub Rosa. Una serie lunghissima che purtroppo l’editrice Nord ha deciso di sospendere dopo la pubblicazione del quinto romanzo per una accoglienza non proprio trionfale da parte dei lettori italiani. Sembra paradossale che una serie ambientata nell’antica Roma abbia goduto di così poco riscontro proprio nel nostro paese, ma al di là delle considerazioni di natura editoriale, questo primo romanzo ha il grande merito di presentare, descrivere e far rivivere la Roma all’epoca di un Lucio Cornelio Silla ormai in declino e di un giovane emergente oratore, Marco Tullio Cicerone, qui impegnato nel suo primo processo in difesa di Sesto Roscio di Ameria, accusato del più orrendo crimine che un uomo potesse commettere: il parricidio. Un caso non particolarmente complesso, ma ben narrato e raramente stancante. Il mystery è un pretesto per narrare la nascita dell’Orazio Pro Sexto Roscio Amerino, inserendola nel vivido contesto storico-politico di Roma nell’80 a.c., una città sporca, lurida, corrotta e pericolosa, dove anche la figura di Gordiano il Cercatore corre seri rischi di non uscirne vivo. I personaggi sono tutti altamente credibili e ben caratterizzati, dai protagonisti alle comparse, tanto che li si ricorda tutti con più o meno piacere (vedi Crisogono, Magno e Capito). Non manca qualche scena spinta con protagoniste Roscia maggiore e Bethesda, qualche momento di commozione e un buon colpo di scena finale. Il giallo che accompagna l’affresco storico è gradevole ma sostanzialmente prevedibile. La forza del romanzo sta tutta nella descrizione di luoghi e di figure di spicco della politica e dell’avvocatura dell’epoca come anche delle tradizioni e delle usanze. Si impara piacevolmente una pagina importante di storia antica ed è questo ciò che il romanzo lascia al termine della lettura. Un grande merito dell’autore. Leggerò certamente il prossimo capitolo
Un parricidio, il delitto peggiore nella concezione romana. Non sembrano esserci dubbi sulla colpevolezza di Sesto Roscio il Giovane, primogenito di Sesto Roscio il Vecchio, relegato in campagna e sempre bistrattato dal padre. L’unico a credere in lui è un giovanissimo Cicerone, al primo impegno importante come oratore. Gli indizi appaiono chiari ed inequivocabili, serve così qualcuno che sia in grado di scavare in profondità, di non fermarsi alle apparenze. Ed ecco entrare in scena Gordiano detto il Cercatore. A lui il compito di districare un’intricata matassa che rischia di coinvolgere anche il dittatore Silla ed il suo protetto Crisogono per far trionfare la giustizia e salvare un innocente o presunto tale. Un mistery ambientato nella Roma post guerra civile, ispirato ad un fatto veramente accaduto, ovvero l’orazione Pro Roscio Amerino, esordio nell’oratoria a sfondo politico di Cicerone. La trama parte come un noir carico di suspence, poi l’adiacenza alla storia ne limita i colpi di scena ma non la godibilità. Nel complesso una vicenda molto ben ricostruita con personaggi caratterizzati nei loro pregi e difetti e soprattutto credibili. Il protagonista è indubbiamente Gordiano, astuto ed anticonformista investigatore in un periodo caratterizzato da intrighi e congiure, che spesso, però, viene messo in secondo piano dallo spessore e dalla personalità dei più carismatici Cicerone e Silla e dalla città di Roma. La città, infatti, non è semplicemente uno sfondo per le vicende ma ne è parte integrante, un’entità che vive e respira al fianco dei personaggi. Molto ben caratterizzata, infatti, la vita nell’Urbe con la descrizione di luoghi ed usanze sconosciute ai più. Lo stile è veloce e scorrevole, con descrizioni puntuali e dialoghi mai banali o scontati che ci fanno sentire veramente all’interno della storia.
Primo libro che leggo dell’autore e ne sono rimasto impressionato! A breve leggerò il seguito…