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Ottimi gli spunti di riflessione e le descrizioni dei luoghi dove si «lavorano» gli animali.L’autore, però, appare arrogante e manicheo perciò l’ argomento non viene trattato in modo completo. Sufficiente.
Un lungo saggio,a metà tra il reportage e la riflessione,sulla violenza che viene perpetrata ogni giorno nei confronti di mucche,polli,maiali e pesci,e sull’ignoranza e l’indifferenza che circondano l’argomento.Lo scrittore americano racconta le motivazioni della propria scelta vegetariana.Il suo rapporto con il cibo come elemento culturale,come abitudine e come fondamento della nostra stessa identità.«E’vero che la carne è buona,a mangiarla è soddisfacente,ma la mia domanda è:possiamo continuare a mangiarla senza interrogarci e preoccuparci?».Il libro è il tentativo di trovare risposte a questa domanda,e in effetti di motivi di preocupazione,oggi più che mai,ne troviamo parecchi,a partire dalla inaudita crudeltà degli allevamenti intensivi e dei macelli,all’impatto degli allevamenti sul riscaldamento globale,alla possibile contaminazione delle carni da parte di agenti patogeni dovuti all’uso indiscriminato di antibiotici sugli animali,il legame tra il rispetto degli animali e la lotta alla fame nel mondo.In Amazzonia l’88% del territorio disboscato è adibito a pascolo per gli animali che verranno esportati e finiranno sulle nostre tavole.Il libro si occupa degli allevamenti intensivi su prospettive diverse:il benessere degli animali,i cambiamenti climatici, i costi economici e sociali elevati dell’alimentazione carnea.« La mia non è una difesa dell’essere vegetariani, ma un invito ad essere informati ed assumersi responsabilità.La mia domanda è: ti interessa o no sapere cosa significa mangiare gli animali? C’è un’enorme ipocrisia e ignoranza a riguardo.Preferiamo non pensare».E infatti il macello degli animali va di pari passo con la loro spersonalizzazione,si massacra un’intera massa di animali senza considerarli individualmente.«Nell’arco della propria vita gli americani mangiano in media l equivalente di 21000,leggi ventunmila,animali».Forse l’aspetto piu inquietante del libro è la constatazione che l’impatto degli allevamenti sul cambiamento del clima è potente
Un pessimo libro, scritto da un autore arrogante e pieno di se. Il libro è pieno di fallace logiche, ovvietà e banalità. Lo sconsiglio.
E’ un testo che difficilmente lascia privi di domande anche inquietanti. Vale la pena decidersi verso un cambiamento radicale verso una migliore consapevolezza di quello che mangiamo. Mi chiedo quale sia la sitazione degli allevamenti intensivi in Italia visto che il saggio di Foer è quasi esclusivamente rivolto a un pubblico statunitense.