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Sino a circa pagina 120 è costruito come il racconto di una adolescenza maschile. Poi il personaggio viene raccontato al femminile e ti ritrovi sulle tracce di una donna. Una vita parallela che poi si richiude in un epilogo di rara tristezza. Da quel che si capisce deve essere stato il romanzo di esordio scritto intorno ai 23 anni dall’autore. A mio parere è un lavoro un poco immaturo con tratti di confusione che parte da una bella idea di narrazione. Gli esiti finali sono difficili da valutare. In qua e in là ci sono veri momenti lirici scritti anche con maestria, in altri risulta un poco noioso e tende a bloccarsi. Esce fuori dalle categorie di «bello» o «brutto» è piuttosto uno di quei classici romanzi che può far pensare genericamente al problema dell’identità di genere respingendo o attirando il lettore/trice. Credo sia stato pubblicato quest’anno sulla scia del successo dell’altro romanzo di maggior successo «Vita di Pi» rispetto al quale è decisamente inferiore. Leggerlo comunque anche se non sarà una pietra miliare della letteratura mondiale può essere utile.
Pessimo !!!! Mi ha annoiato. Non riesco ad aggiungere altro perchè dovrei entrare nel dettaglio della storia.
E’ un libro che cattura e disorienta, sia per la singolarità del protagonista (titolo e sottotitolo hanno centrato perfettamente lo spirito del racconto, anche se lo si capisce appieno a lettura conclusa) sia per lo sforzo prospettico cui il lettore è costretto. Scritta in prima persona, la storia ci conduce attraverso il processo di crescita del protagonista, e ci fa vedere il mondo attraverso i suoi occhi: ci svela la meraviglia dei fenomeni apparentemente più banali (il processo di bollitura delle carote, per esempio) e al contempo la normalità di cambiamenti eccezionali. La scrittura è fluida e precisa: come guardare attraverso l’acqua di un ruscello che, limpida e impetuosa, altera gli oggetti e tuttavia li definisce. E’ difficile scrivere altro senza svelare la trama. Posso solo consigliarne vivamente la lettura