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Sempre connessi. Spazi virtuali e costruzione dell'io

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Titolo: <strong>Sempre connessi. Spazi virtuali e costruzione dell'io</strong></br></br>
Autore: <strong>Remedios Zafra</strong></br></br>
Editore: <strong>Giunti Editore</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2012</strong></br></br>
EAN: <strong>9788809771802</strong></br></br>

<p>Viviamo nella dimensione iperprotetta delle nostre stanze, ma siamo sempre connessi con l'immaterialità del web. In tempi di società­rete gli spazi privati si stanno inesorabilmente riconfigurando. Telelavoro, chat, consultazione di siti, facebook, navigazione, fai da te, social network, moltiplicazione della "visibilità" e della socialità sulla Rete: le tecnologie digitali hanno cambiato il nostro modo di percepire, di apprendere, di mostrare la nostra sfera intima e le nostre pulsioni. Questo libro ragiona su come il cyberspazio sta trasformando la nostra identità personale e traccia i contorni, prossimi e un po' inquietanti, di uno scenario in cui il nostro io è in grado di moltiplicare le proprie esperienze nel mondo virtuale. Presentazione di Benedetta Tobagi.</p>
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PENSIERO LIQUIDO E CROLLO DELLA MENTE. Verso un sentire pensante. Il corpo nell’epoca della Transnaturalità elettronica. di Gaetano Mirabella<br/>Dall’educazione a distanza all’e-learning. Il rapporto tra tecnologie della comunicazione ed educazione si arricchisce, nel passaggio tra il 20 ° e il 21 ° sec <br/>La riforma Brunetta sulla pubblica amministrazione pubblicata in Gazzetta. Decreto legislativo, 27/10/2009 n° 150, G.U. 31/10/2009<br/>Storicità e significato antropologico del velo per le donne. In ambito occidentale il discorso del velo è apparso, alle cronoche pubbliche, sì con i primi 
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Ancora un libro sulla rivoluzione tecnologica di Internet? Bastaaa, non se ne può più! E invece, no. Perché anche se lo sappiamo già, questo è un libro che ci serve a capire meglio: siamo sempre connessi e pesantemente condizionati, gestiamo ormai i nostri rapporti dalla protettiva sfera del nostro spazio privato. Dalle nostre stanze, dalla nostra postazione, davanti al monitor, facciamo tutto: viviamo anche la nostra intimità, siamo nell’ubiquità virtuale. Ma di noi facciamo vedere solo quel che vogliamo rendere visibile. Anche a costo di frammentarci, di esibire pezzi del nostro corpo. Che è diventato un post-corpo finalmente libero dai canoni estetici. Evviva! Mah? A pensarci bene, uno scenario un po’ inquietante? Siamo naviganti esibizionisti. Ma protetti dall’anonimato. L’autrice ci ricorda che lo siamo diventati perché abbiamo bisogno delle visioni che altri hanno di noi. E la libertà del web dove la metti? Dalle nostre stanze connesse aggiorniamo senza posa il nostro io virtuale sui social network. Ci siamo trasformati in contatti di altri. La Rete ci include, ci sentiamo leggeri. Che bello. Ma qual è il nostro «io» reale? Vale la pena di leggere, perché non è mica tanto facile raccapezzarsi, oggi.