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Sempre meglio che lavorare. Il mestiere del giornalista

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Titolo: <strong>Sempre meglio che lavorare. Il mestiere del giornalista</strong></br></br>
Autore: <strong>Michele Brambilla</strong></br></br>
Editore: <strong>Piemme</strong></br></br>
Pagine: <strong></strong></br></br>
Anno edizione: <strong>2008</strong></br></br>
EAN: <strong>9788838488719</strong></br></br>

<p>Alcuni dei peggiori lavativi del mondo sono giornalisti: dal genio incompreso allo specialista della pausa-caffè, dall'inviato specializzato nelle creste sulle note spese, al freelance sempre in viaggio verso mete esotiche per scoop immaginari, per non dire delle partite a poker in redazione e delle riunioni sindacali per decidere la partita di calcio fra scapoli e ammogliati. Attraverso aneddoti, episodi e curiosità, Brambilla guida il lettore nelle redazioni dei grandi quotidiani italiani per scoprire come si vive dietro le quinte del palcoscenico dell'informazione, fino a comporre un identikit divertente e irriverente del giornalista. Senza dimenticare, con un po' di nostalgia, i ritratti dei grandi personaggi del passato "visti da vicino", da Montanelli a Luca Goldoni, da Buzzati a Biagi, da Terzani alla Fallaci, e raccontando i vezzi dei protagonisti del presente, da Mieli a De Bortoli, da Belpietro a Feltri. Un racconto su come vive un giornalista e su come si vive nei giornali per sorridere di un mestieraccio, che però conserva un fascino ineguagliabile.</p>
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Biografia. Sono nato a Roma il 27.12.1967, sono sposato con Beatrice ed ho due figli, Valerio e Fabio. Sono un <strong>giornalista</strong>, conduco Ballarò dal 2002, scrivo e <br/>09/10/2014 · COME SI DIVENTA GIORNALISTI? Cosa bisogna studiare? Ci sono corsi o scuole? Cosa bisogna studiare per l’esame? Intraprendere la professione di <br/>Sala stampa Interviste a Luisa Carrada. Business Writing e il valore dei contenuti: <strong>il “Mestiere</strong> di Scrivere” secondo Luisa Carrada, di Riccardo Coni <br/>Scrivere un libro è come dirigere un film. Devi avere un tuo punto di vista, devi <strong>lavorare</strong> con un'altra persona, editor o montatore che sia, e sei esposto alle critiche.<br/>Mi sono avvicinata al surf già da bambina, grazie a mio padre che è <strong>sempre</strong> stato un amante di windsurf. Sono <strong>sempre</strong> stata sensi bile al fascino di tutti gli sport <br/>17/02/2015 · Oriana Fallaci si può definire così, a essere brevi: la <strong>giornalista</strong> italiana più conosciuta e apprezzata al mondo. Ebbe una vita straordinaria, di cui i <br/>Bel post! Avendo <strong>sempre</strong> lavorato come <strong>giornalista</strong>/web editor/organizzatrice di eventi e via così nella comunicazione, pensavo <strong>che lavorare</strong> da casa con un figlio <br/>27/02/2017 · "Volevo fare questo <strong>mestiere</strong> fin da bambino e questo <strong>mestiere</strong> ho fatto. Con ostinazione, fin da quando mi sbattevo in 4 locali per notte e in pizzeria, gli <br/>CENSURA LEGALE . Cari amici e amiche impegnati a dare una pennellata di decenza al nostro Paese, eccovi una forma di censura nell'informazione di cui non si parla mai.
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Un raccontino scialbo sulla vita redazionale, composto da capitoletti noiosi. Nel complesso mediocre: vuoto, piatto, stucchevole. Ingannano le prime pagine, in cui si ha veramente l’impressione che l’autore descriva il proprio mestiere. Ma subito ci si accorge che a Brambilla piace andare fuori tema in maniera esageratamente dispersiva. L’interesse del lettore si desta un attimo con le citazione di Montanelli e Biagi per poi ricadere in stato comatoso. Nulla di particolarmente interessante: agiografia barbosa dei vari direttori di giornale lodi sperticate a chiunque si sia incontrato sul cammino apologia della «mala» di un tempo (che riempiva la nera sì di ammazzamenti, ma fatti con classe e rispettando un «codice d’onore»). Patetico, poi, l’accostamento del giornalista ai redattori dei testi sacri, così come l’elogio di un bigottismo linguistico di altri tempi, confuso per rimpianta austerità morale. Ma due sono gli aspetti che mi hanno colpito negativamente: la concezione di fedeltà alla verità e l’imprescindibilità dal colore politico dell’editore. Riguardo la prima, l’autore espone la bizzarra idea che la verità non vada raccontata perché il fatto DEVE (se non altro per deontologia professionale) arrivare dritto e “sano” a chi legge, ma perché la pena, nel non farlo, è essere sbugiardati dai giornali «avversari . Ancor più sconcertante è l’idea di non poter godere di una piena indipendenza rispetto all’aderenza politica del «padrone». Che sia così nella realtà e che i giornali, in genere, si tengano fedeli al credo di chi caccia i soldi, è un conto che DEBBA essere così, è un altro paio di maniche. Non per niente, Indro Montanelli (cui l’appellativo di «grande

Interessante questo libro di Brambilla e allo stesso tempo tragicomico per gli episodi che racconta, in quanto rappresentano seriamente l’autodistruzione italica. Siamo un paese che potrebbe avere tutto e che ha fatto molto spesso la storia, ma ci perdiamo in sciocchezze. Mi aspettavo qualcosa di più sul mestiere del gionalista..però è scorrevole e racconta oltre a agli episodi, interessanti anneddoti vissuti da lui e da altre grandi firme, di cui fa un piacevole ricordo…

Un saggio divertente sul mestiere del giornalista. «Sempre meglio che lavorare» di Brambilla è divertente, ironico, tagliente, preciso e realistico. Si respira la passione che l’autore ha per la propria professione, definita davvero come «il mestiere più bello del mondo

Gradevole e scorrevole anche se un po’ gracile e discutibile in alcuni punti (sostenere che nel film «La rabbia» la parte curata da Guareschi sia superiore e più convincente di quella di Pasolini, ha il sapore acre della bestemmia…). E’ una prosa popolare, con alcuni tocchi divertenti, ma sembra sempre che manchi qualcosa (forse un po’ di sale, forse qualche nome e cognome). Istruttivo il passaggio in cui l’autore critica aspramente la figura dell’«indignato speciale» senza fare alcun nome. Anche se poi uno dei giornalisti, giustamente, più citati a sostegno delle proprie tesi è un baluardo dei bastian contrari: il grande Massimo Fini.