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La scrittrice, che altre volte ho apprezzato (notevoli sia Tempesta solare che Il sangue versato) mi ha deluso molto. Non posso far altro che condividere i giudizi negativi: romanzo dispersivo con una trama fragile che non riesce a contenere in modo efficiente tutti i personaggi. Il flashback usato eccessivamente mi da’ sempre l’idea di uno che ha poco da raccontare. Speriamo meglio nel seguito
Concordo con la lettrice Franca. Romanzo dispersivo, farcito oltremodo di flashback, con personaggi che intervengono talvolta in prima e talaltra in terza persona. Troppe nonne, madri, zie, fratelli e sorelle da ricordare senza entrare in confusione. Ma, soprattutto, tensione prossima allo zero, se non nel finale, al contrario di quanto promesso dalle recensioni in copertina (delle quali non imparerò mai a diffidare!). Più simile a un «Dynasty» su carta stampata che a un thriller.
Crudele e sanguinaria Asa Larsson? invito con simpatia la lettrice Franca a leggere romanzi rosa allora…Comunque a me Sentiero nero è piaciuto, come gli altri libri con gli stessi personaggi, qualcuno di più qualcuno di meno. Del resto io gradisco molto i gialli cosiddetti nordici, in cui trovo sempre spunti sociali interessanti, e Sentiero nero ne è un esempio più che dignitoso.
Premessa d’obbligo: tutti i gusti sono gusti. E sebbene abbia letto pareri favorevoli su questo romanzo, non posso che non essere d’accordo. E’ l’ultimo romano di vari autori nordici che ho letto, e per il momento sarà anche l’ultimo in tutti i sensi. Non mi è piaciuto per nulla. Mi sembrava di avere fra le mani una tazza di macedonia, dove i personaggi erano messi solo per fare numero e colore. Non è un «thriller intelligente» come ho letto sulla copertina del libro, ma un romanzo giallino dove l’autrice si immedesima in una psicologa ma con analisi e commenti che ancora mi chiedo a cosa siano serviti ma, più che altro, cosa vogliano dire! Si inizia con il solito morto ammazzato, ma poi il romano prosegue per vie traverse, scritto a volte in presente, a volte in passato, a volte in forma indiretta e a volte raccontato dalla stessa voce degli interpreti. Tutto nello stesso capitolo, e se non stai molto attento, o quando riprendi la lettura, fai fatica a capire da dove l’avevi lasciata. A parte, ovviamente, quando parla il morto. Le indagini sono solo un optional che, infatti, non portano a nulla. A un certo punto è l’assassino stesso che si confessa? a se stesso. Nel minestrone sono stati scomodati colpi di stato in Uganda, miniere acquistate e non sfruttate per interposizioni politiche, corruzioni, multinazionali canadesi imbrogliate, guerre ed ex mercenari, massacri ugandesi di civili e bambini, etc. Il finale è la ciliegina sulla torta? Rambo sarebbe stato invidioso se lo avesse letto! E’ il secondo romanzo che leggo dell’autrice che però ha confermato il mio personale giudizio negativo. La trovo oltretutto molto crudele e sanguinaria.